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Coronavirus: svolta nella ripresa degli allenamenti di squadra

Il Viminale ha inoltrato una circolare in cui si chiarisce la possibilità di riprendere gli allenamenti.

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Coronavirus: svolta nella ripresa degli allenamenti di squadra Fonte: 123RF

Grazie alla circolare inoltrata dal Viminale ai prefetti è arrivato il ‘via libera’ per la ripresa degli allenamenti di squadra: “E’ consentita, anche agli atleti e non, di discipline non individuali, come a ogni cittadino, l’attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri e rispettando il divieto di ogni forma di assembramento”. L’indicazione sarà in vigore dal 4 al 17 maggio.

Alcune regioni avevano già autorizzato la ripresa delle sedute nei centri sportivi: nell’ordine, Emilia Romagna, Campania e Lazio. Nella serata di sabato il ministro per lo sport e le politiche giovanili Vincenzo Spadafora, come riporta l’Ansa, ha infatti scritto al comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, a seguito delle ordinanze regionali, chiedendo “di tornare a valutare la possibilità che le linee guida sullo svolgimento da lunedì degli allenamenti per gli atleti di interesse nazionale dei soli sport individuali vengano applicate anche a quelle degli atleti degli sport di squadra”. 

Nel corso di un’intervista concessa al Corriere dello Sport il Governatore dell’Emilia Romagna ha spiegato le ragioni per cui ha anticipato il Governo permettendo gli allenamenti: “Noi abbiamo usato il buonsenso, prima di arrivare all’ordinanza ho parlato con i dirigenti di Bologna e Sassuolo e ci siamo trovati immediatamente su un punto, l’evidente riduzione del rischio se i calciatori si alleneranno individualmente e secondo criteri molto precisi in spazi chiusi e protetti piuttosto che in un parco pubblico. Mi ha fatto piacere che alcuni colleghi siano approdati con altrettanta rapidità e decisione alle stesse conclusioni”.

“Non riesco a pensare a Ronaldo che corre al parco inseguito dai tifosi che gli chiedono l’autografo, non ce la faccio proprio. Buonsenso e conoscenza, niente di più. Il calcio è un patrimonio sociale del Paese, ha bisogno di attenzioni speciali per ciò che esprime e vale in termini economici e di popolarità”.

SPORTAL.IT

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