Davide Cassani incrocia le dita. Per più di un motivo.
“In uno sport come il nostro, dove lo stadio sono le strade, l’attenzione al pericolo è sviluppatissima, che si tratti del traffico o di un virus – racconta al Corriere della Sera il commissario tecnico della nazionale italiana maschile élite di ciclismo su strada -. Le squadre di livello professionistico ma anche giovanile utilizzano da sempre protocolli di isolamento evoluti perché un corridore che prende il virus durante un Giro d’Italia o un Tour è potenzialmente pericoloso per tutti i compagni. Scattano subito quarantena, camere e pasti separati”.