Andrea Soncin ha riportato l’Italia del calcio femminile in una semifinale europea, 28 anni dopo l’ultima volta. Lo ha fatto da ct, da guida, ma soprattutto da uomo che ha saputo entrare in sintonia con un gruppo desideroso di riscatto. Dal giorno più bello della sua vita, quello del successo sulla Norvegia, al sogno del titolo continentale. Il selezionatore azzurro si racconta al Corriere della Sera svelando anche il fioretto in caso di vittoria.
- Dai jeans infangati al Ct dell'Italia femminile
- Un gruppo, non solo una squadra
- Il sogno continua... fino a Santiago?
Dai jeans infangati al Ct dell’Italia femminile
La passione di Soncin per il pallone nasce a Vigevano, da bambino, quando seguì un amico al campo e finì per buttarsi in partita in jeans e camicia. “Mia madre si disperò quando tornai tutto sporco“, racconta sorridendo l’attuale selezionatore azzurro in un aneddoto comune a tanti ragazzini. Il calcio, però, da quel giorno non lo ha più lasciato.
E anche se da piccolo sognava di seguire le orme del padre, vigile urbano in moto che per lui era un eroe, la vita lo ha portato a essere il “Cobra” dell’area di rigore prima, seguendo la definizione di Cosmi, e allenatore di calcio femminile poi. Senza nessun rimpianto per il calcio maschile o differenti ambizioni: “Qui sono in Paradiso“.
Un gruppo, non solo una squadra
Soncin ha trovato nella Nazionale femminile non solo una selezione da allenare, ma una comunità emotiva da costruire. “La differenza l’ha fatta la disponibilità delle ragazze: si sono rimesse in discussione, hanno capito che la maglia dell’Italia è un privilegio“. L’empatia con le giocatrici è evidente, forse anche grazie al fatto che è padre di due figlie, Sofia e Bianca: “Mi hanno aiutato a capire meglio dinamiche e sensibilità“.
Il legame che ha costruito con le azzurre è quasi paterno: “C’è fiducia, stima. So che posso influenzarle anche solo con un gesto. È una grande responsabilità“. Poi c’è lo spazio per le piccole pause, come il ping pong in ritiro con Girelli e Serturini, o le discussioni tattiche con lo staff. Ma l’anima del suo lavoro resta quella connessione invisibile e profonda con chi allena. Che può fare la differenza anche in chiave Europeo.
Il sogno continua… fino a Santiago?
In attesa della semifinale contro l’Inghilterra, l’Italia sogna. E Soncin con lei. Il Ct si nutre di ispirazioni esterne, come la vittoria di Sinner a Wimbledon, che la squadra ha vissuto a distanza ma con partecipazione: “Ci ha ispirato, come Paltrinieri, la Nazionale di volley, il Setterosa“. E se qualcuno chiede cosa sarebbe disposto a fare per una vittoria all’Europeo, la risposta arriva netta: “Il cammino di Santiago“. Una promessa che suona come un fioretto, ma anche come l’immagine perfetta di un percorso lungo, faticoso e spirituale. Proprio come quello che Soncin e le sue ragazze stanno facendo, passo dopo passo, sogno dopo sogno.