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Il Nuovo Insigne sarà una star anche con l'Italia?

Lo scugnizzo di Frattamaggiore è maturo per diventare leader e bomber anche in Nazionale

08-10-2018 11:09

Il Nuovo Insigne sarà una star anche con l'Italia? Fonte: 123RF

Per Ancelotti è solo merito suo (“non ho fatto niente, spero continui così, con umiltà”), per Insigne l’allenatore del Napoli lo ha aiutato eccome (“Ho sempre avuto questa fiducia, ma Ancelotti quest’anno mi ha messo più vicino alla porta, facendomi risparmiare un po’ di fatica in fase difensiva. Mi ha chiesto di essere deciso e cattivo sotto porta, io mi applico per fare sempre gol, ma anche se non segno l’importante è vincere”) ma di chi sia sia il merito, il fatto certo è che il nuovo Insigne sta stupendo tutti. Capitano virtuale del Napoli già lo era, leader in campo e fuori pure dopo l’addio di Higuain prima e Reina poi, ora è anche il capocannoniere e l’uomo squadra. Sei gol in campionato, con quello di ieri al Sassuolo nonostante sia partito dalla panchina, e uno – da far impazzire il San Paolo – al Liverpool in Champions. Mai aveva toccato questi numeri Lorenzinho quando si era solo ad inizio ottobre. Il nuovo ruolo gli ha tolto fatica e concesso più libertà: falso nueve fino a un certo punto, perché Insigne lo trovi ovunque, si allarga, si accentra, duetta, suggerisce, ma lo trovi soprattutto in zona gol dove sta diventando letale. Il tiro secco era sempre stato un po’ il suo limite, ha sempre amato quelle conclusioni liftate a giro, ispirandosi all’idolo dichiarato Del Piero, ma con gli anni ha affinato la mira e la lucidità.

UMILE E SPIETATO – Ora è un pericolo pubblico per chiunque, che sia su punizione, da fuori o da dentro l’area. Prima della gara col Liverpool gli fu chiesto cosa gli mancasse per diventare grande anche a livello internazionale. Lui non fece proclami, non ne fa più. Ha ragione Ancelotti quando parla di umiltà, altra dote per la quale non brillava in passato Era reduce da una gara incolore con la Juve e lo ammise, disse solo che stava lavorando per essere pronto. E si fece trovare talmente pronto da spingere in rete all’ultimo respiro quel pallone in area contro i Reds. Al Real Madrid, peraltro, già aveva segnato ma a Lorenzinho manca ancora qualcosa per essere una star di livello internazionale. Manca imporsi in Nazionale. Chissà che il ct Mancini in lui non riveda la sua parabola da giocatore: simbolo e bandiera della Samp (e poi della Lazio) ma incapace di brillare della stessa luce in azzurro e chissà che non voglia far di tutto per imporlo anche con la maglia dell’Italia.

UNA STORIA TORMENTATA – Solo 4 gol nella sua lunga ma tormentata storia con la Nazionale, il primo contro il Liechtenstein nel 2017 ma con l’Italia Lorenzinho ha avuto comunque parecchie chances. E’ stato numero 10, facendo indignare i puristi più severi, è stato capitano (con l”Olanda) ma mai il fuoriclasse trascinatore che in questi anni – e ora più che mai – si è visto a Napoli. A prescindere dal ruolo – ma Mancini male non farebbe a imitare Ancelotti e provarlo attaccante vero, visto il momento buio della nazionale – per lo scugnizzo di Frattamaggiore è arrivato il momento di prendersi anche l’Italia. Lui è in una condizione fantastica: “Sono più sereno, ho la fiducia del mister e dei miei compagni. Io cerco sempre di ricambiare in campo con sacrificio per la squadra e per cercare di fare gol. Sono più spensierato e contento per i gol. I tifosi si aspettano sempre tanto da me, io spero di ricambiarli sempre con un gol. Sto vivendo un bel periodo, spero di continuare così”. E di cominciare a farlo anche con l’azzurro Italia.

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