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Incubo per Edwin Moses, soccorso dalla mamma di Howe

Il leggendario re dei 400 ostacoli ha picchiato la testa restando immobilizzato in ospedale.

15-10-2017 09:35

Incubo per Edwin Moses, soccorso dalla mamma di Howe Fonte: 123RF

Edwin Moses ha svelato di aver vissuto negli ultimi mesi un vero e proprio incubo.

Il 62enne re dei 400 ostacoli ha infatti rischiato di rimanere paralizzato: “A metà luglio – ha raccontato alla Gazzetta dello Sport – ero a casa, stavo scendendo per le scale con uno scatolone in mano. Ho perso l’equilibrio, sono caduto e ho sbattuto con il viso contro la parete alla fine dei gradini. Ho perso conoscenza e, quando mi sono svegliato, avevo il volto tumefatto e un labbro sanguinante. Un gran mal di testa. Ho chiamato subito un mio amico neurologo, che ha detto che stavo soffrendo per una forte commozione celebrale. Sono stato a riposo e tutto sembrava essere andato a posto. Ma all’inizio di settembre, nel giorno del Labor Day, uscendo dall’auto ho picchiato ancora la testa contro la portiera”.

“Lì è cominciato l’incubo. La vista ha cominciato a sdoppiarsi. Facevo fatica a coordinarmi. Ho chiamato ancora l’amico, che mi ha detto di andare all’ospedale, dove mi avrebbe raggiunto. Appena arrivato facevo fatica a muovermi. Mi hanno sottoposto a una Tac e hanno scoperto un vasto ematoma nel cervello. Ormai le gambe e le braccia non rispondevano più. Sono stato una settimana a letto immobile. Poi mi sono ripreso, ma la riabilitazione in ospedale era lenta”.

A quel punto è entrata in scena la mamma del saltatore azzurro Andrew Howe, che conosce Edwin dall’inizio degli anni Ottanta e in passato ha studiato per 4 anni massoterapia.

“Appena arrivata – ha detto Renè – Julian mi ha confessato che era più importante che io mi prendessi cura del padre. Era preoccupato. Edwin, al telefono, cercava di minimizzare la situazione, ma alla fine l’abbiamo convinto e il 25 settembre sono andata ad Atlanta. Era uno straccio. Ogni movimento era una fatica per lui. Doveva muoversi con le stampelle. Così abbiamo cominciato una terapia di recupero. Siamo andati in piscina. Edwin aveva paura di non potersi muovere nell’acqua, dovevo reggerlo. Poi lunghe sedute in palestra e in tre settimane ha recuperato la mobilità. C’è ancora tanto da fare, ma ha ripreso a lavorare. Adesso siamo a Colorado Springs, dove lui ha della riunioni con l’Usada, l’agenzia antidoping statunitense”.

“Adesso – ha concluso Moses – sto veramente meglio. Fra una settimana faccio una nuova Tac, spero che l’ematoma si sia riassorbito del tutto. Ho ritrovato la coordinazione. E’ una sensazione terribile sentirsi impotenti. Ho una nuova vita e mi aspettano riunioni importanti dell’Agenzia antidoping, non potevo mancare”.

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