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Italia in finale, la vendetta di De Giorgi contro critiche e confronti con Velasco. Porro e Sani sono genio e coraggio

Il ct della nazionale azzurra mette la sua firma nell’impresa in semifinale contro la Polonia: non ha paura di cambiare e indovina tutte le mosse. Ora deve mettere il sigillo che vale una carriera

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

L’Italia vuole conquistare il mondo della pallavolo, letteralmente. Dopo la vittoria iridata di Egonu e compagne, arriva la risposta della banda guidata da Giannelli: l’impresa in semifinale a Manila contro la Polonia vale le prime pagine, per la portata dell’avversario e per il modo in cui è arrivata. Ma la firma sulla vittoria in semifinale è soprattutto quella di Fefè De Giorgi.

Le critiche e i confronti con Velasco

Le settimane prima dei Mondiali sono state decisamente complicate per Fefè De Giorgi. La vittoria dell’Italia di Julio Velasco ai Mondiali femminili non ha di certo aiutato la casa, il confronto con quello che hanno fatto nell’ultimo anno e mezzo Egonu e compagne rappresentava un altro ostacolo da superare. E le voci su un possibile cambio in panchina si sono moltiplicate sin dalla mancata medaglia conquistata a Parigi 2024. Ma il tecnico italiano ha dimostrato di essere sicuro delle sue idee, le ha portate avanti con decisione nonostante anche dai vertici federali le pressioni che sono arrivate non erano di semplice gestione soprattutto dopo il caso Lavia.

Porro e Sani: genio e coraggio

La semifinale contro la Polonia rappresenta un capolavoro di De Giorgi per la gestione nel corso dei momenti negativi e per le intuizioni che sono risultate determinanti per la vittoria finale. Se i timeout di Grbic tradivano sempre un po’ di preoccupazione e di ansia, ogni volta che il tecnico italiano si rifugiava in una sospensione il suo unico scopo era quello di riportare tranquillità nei momenti di maggiore tensione. Nel primo set gli azzurri riescono a recuperare da una situazione complicata, nel terzo ribaltano di fatto un parziale che sembrava perso.

De Giorgi non ha paura di cambiare e anche di smentirsi, quando Gargiulo comincia a mostrare qualche segno di difficoltà, Fefè punta sull’esperienza di Anzani. Nel secondo set trova il jolly vincente con il turno in battuta di Sani. E nel terzo arriva una scelta ancora più coraggiosa quando toglie un Bottolo che va un po’ di intermittenza e si affida al talento sfacciato di Porro e ancora a Sani. Una doppia mossa che permette all’Italia di ribaltare il punteggio e portare a casa la finale Mondiale.

L’unica nota stonata

Le scelte di De Giorgi hanno dimostrato che c’è un’Italia che sa guardare oltre i propri limiti, capace di reinventarsi dopo l’infortunio di Lavia e di saper andare a pescare (o ripescare, nel caso di Anzani) le pedine giuste quando più servono. In tutto questo, a voler esser pignoli, c’è una sola nota stonata: la scelta di voler naturalizzare a tutti i costi Rychlicki per poi toglierlo progressivamente dalle rotazioni quando le cose hanno cominciato a prendere una brutta piega (non gioca più dalla partita del girone eliminatorio col Belgio, persa 3-2).

La presenza del lussemburghese ha impedito di portare via elementi giovani e futuribili come Bovolenta (peraltro già presente nelle estati 2023 e 2024) o Gironi, che per quanto visto con Sani e Porro nel ruolo di schiacciatori (entrambi nel momento del bisogno hanno risposto presenti) avrebbero potuto rivelarsi veri e propri investimenti per le stagioni a venire. Tutto questo con il benestare della FIPAV, che ha sempre acconsentito alle scelte di Fefè. Al quale però, di fronte a una corsa così altisonante, si può davvero perdonare tutto.

con la collaborazione di Roberto Barbacci

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