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Juventus, si avvicina un altro addio. Sarri rimescola le carte

L'avventura in bianconero di Daniele Rugani sembra giunta al capolinea, anche se il difensore potrebbe tornare titolare contro la Spal.

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Juventus, si avvicina un altro addio. Sarri rimescola le carte Fonte: 123RF

La Juventus, dopo le cessioni importanti del mercato di gennaio (su tutte quella di Emre Can, già decisivo con la nuova maglia del Borussia Dortmund), è pronta a lasciar andare un altro giocatore che fino all’ultimo aveva sperato di guadagnarsi uno spazio importante nelle rotazioni difensive di Maurizio Sarri, Daniele Rugani.

Il difensore 25enne, in realtà, era tornato in campo nell’ultimo weekend e sarà un probabile titolare anche contro la Spal, ma quando l’emergenza in difesa sarà terminata e il club dovrà ripensare alle strategie per la prossima stagione, Rugani si vedrà la strada sbarrata da Bonucci, Chiellini, De Ligt e Demiral, senza dimenticare Romero che rientrerà dal prestito al Genoa.

Secondo quanto riportato dall’edizione torinese del ‘Corriere della Sera’, insomma, i primi mesi del 2020 saranno anche gli ultimi di Rugani in maglia bianconera.

Nel frattempo, Sarri è alle prese con la preparazione del più classico dei testa-coda contro la squadra allenata da Gigi Di Biagio, reduce dalla sconfitta a Lecce. Ed è proprio in difesa che il tecnico bianconero dovrebbe rimescolare le carte: “Al momento non so chi gioca, Chiellini sta abbastanza bene, ma gli manca l’ultimo passo. Valuteremo insieme dopo l’ultimo allenamento di oggi, ne parleremo con lui. Buffon in porta? Non lo so, parleremo dopo con Filippi e valuteremo solo domani”.

Sulla corsa scudetto, che vede anche la Lazio tra le contendenti, Sarri ha dichiarato: “Noi dobbiamo pensare solo alla partita di Ferrara. La filosofia dev’essere attaccare partita dopo partita. La Lazio senza coppe? Bisogna sempre vedere in che condizioni arrivano le squadre in ogni singola partita”.

“Io sto provando a fare al meglio il mio lavoro – ha aggiunto il tecnico bianconero -. Sarrismo, sacchismo, sono tutte etichette che mettete voi alle persone e hanno valenza quasi zero. Nel Milan di Sacchi c’erano un paio di giocatori individualisti in un grande collettivo che poi erano quelli che facevano la differenza”.

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