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Maradona, la solitudine nella frase di Claudia. Il nodo eredità

Diego Armando Maradona ha trascorso le sue ultime ore in una casa spoglia e senza segno di assistenza per un paziente operato al cervello. La guerra per la verità e per i suoi beni è già aperta

03-12-2020 12:06

Nell’amarezza di Claudia Villafane si annida il paradosso dell’epilogo dell’esistenza del calciatore più geniale di sempre. “Cabezón, se vedi dove è morto Diego, muori anche tu”, l’immagine cruda e straziante usata da Claudia per descrivere il luogo che ha ospitato le ultime ore di vita di Diego Armando Maradona. Parole scarne usate da Oscar Ruggeri in una diretta televisiva per provocare e interrogare, a sua volta, quanti hanno circondato Diego.

Maradona, le figure che lo circondavano: il neurologo, la psichiatra, l’avvocato

Maradona non era solo, ma attorniato (come sempre) da personaggi molto presenti nella sua vita. Dal suo medico, Leopoldo Luque indagato per omicidio colposo, dalla sua psichiatra Agustina Cosachov (nel mirino della procura), dal suo avvocato Matias Morla (per ora non indagato, stando ai media argentini che però alludono a una questione di tempo), dall’infermiera Gisela Madrid. Una figura che intende smarcarsi dal resto di questo personaggi che ruotavano attorno a Diego e che ha tenuto a far sapere attraverso il suo avvocato già alcune cose, risalenti ai giorni precedenti alla morte di Maradona. “Può sembrare forte dire che l’hanno lasciato morire, ma è così”.

Lo squallore dell’ultima residenza di Maradona

La residenza dove el Pibe de Oro ha trascorso le ultime settimane era un luogo spoglio, privo di adeguate infrastrutture e anche di quello che chiunque si aspetterebbe dopo l’uscita dalla Clinica Olivos a seguito dell’operazione al cervello subita. Dalla foto pubblicate dal Clarin e da La Nacion, emerge solo lo squallore, quella morte dentro a cui allude Claudia. Quella dura, decisa, pronta ad affrontare tutto, anche le prossime battaglie legali con i fratelli di Maradona.

Una playroom, una sala giochi, come l’ha descritta l’ex compagna (e madre di Diego Fernando) Veronica Ojeda e che il suo compagno avvocato ha così riportato ai giornalisti, dopo la deposizione. Una camera senza un bagno privato, privo di apparecchiature mediche adeguate: un defibrillatore, un monitor, flebo, ossigeno. Quando si parlava alla stampa di assistenza medica domiciliare, che cosa si intendeva?

L’inchiesta della giustizia argentina: perquisizioni

Nelle ultime ore, la giustizia argentina ha provveduto a far sequestrare documenti e materiale fondamentale per l’inchiesta, negli studi e nel domicilio della psichiatra, per comprendere fino a che punto si fosse spinta la situazione. Le indiscrezioni sul cocktail di psicofarmaci prescritto senza tener conto del cuore gonfio e malato di Diego sarebbe stato fatale. E per arginare il rischio di inquinamento delle prove, come riportato da fonti giudiziarie a La Nacion.

Il mistero delle società dell’avvocato Morla e dei marchi

Il merito di questa inchiesta sta nel lasciare emergere la già complicata vita di Maradona: gli intrecci familiari e di questi consiglieri, fin troppo invadenti secondo i figli del Diez, in particolare Dalma e Giannina. Le accuse tra i vari componenti del clan, poi, ci sono sempre state e Claudia e Diego hanno litigato per tutta la loro vita, dentro e fuori i tribunali.

Quindi l’ultima schermaglia della Villafane con la sorella maggiore di Diego è pura normalità. Molto più inquietante risulterebbe, se confermato, il gioco di società creato dal legale di Maradona, Matias Morla che gestirebbero, stando a La Nacion, 56 marchi riconducibili al campione argentino. Tutto materiale che non mancherà di alimentare l’aspra contesa, tra gli attori in causa o che si percepiscono come tali, sull’eredità di Maradona.

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