Il Corona Virus non fa figli e figliastri: gente comune, vip, politici, atleti, ricchi e poveri sono accomunati nel triste momento dell’emergenza. Il contagio colpisce chiunque reali d’Inghilterra come calciatori, medici come disoccupati. Una “livella” come direbbe Totò che spinge l’ex arbitro Luca Marelli a uno sfogo. Intervistato da Radio Punto nuovo l’ex fischietto comasco non si impietosisce per i casi dei vari Dybala, Rugani ecc…
Lo sfogo via radio
Marelli dice: “A me non interessa di un giocatore positivo, chi se ne frega, sono persone come altre. Ci sono 700 morti al giorno, non mi interessa di persone che fanno il tampone, stanno bene e fanno video”.
Le ripercussioni sugli arbitri
Anche il mondo arbitrale ovviamente è stato travolto dal ciclone e Marelli ricorda: “I più giovani andranno in difficoltà, manca non solo il campo, ma anche il lavoro. Per quanto riguarda i più esperti, non avranno grandissimi problemi, sicuramente hanno qualche risparmio da parte…Pensiamo a gente come Guida, Maresca, Carbone che hanno passato quarantene di due settimane per il terrore di essere stati contagiati e con il terrore di poter contagiare la famiglia. Gli arbitri vengono menzionati solo per gli errori, ma di queste situazioni non frega niente a nessuno”.
Il pessimismo per il futuro
Marelli non è per niente ottimista: ” Non sono un medico, un virologo, nulla, ma qui non si vede una luce e ciò che mi lascia più stupefatto è che secondo alcune teorie, tra quattro settimane si può ricominciare ad allenarsi e tra sei a giocare. Quando sento certi ragionamenti non so se piangere o ridere, ma questa gente dove vive? Venissero a farsi un giro in Lombardia”.
Poi prosegue: “La realtà è che dobbiamo cominciare a pensare quali saranno le conseguenze, se in Serie A magari le società ce la fanno, in Serie B già ne saltano 5-6, figuriamoci in Serie C dove la gente ci vive con quel che fa. Ma secondo voi società strutturate come Juventus, Inter, lasciano partire giocatori a caso? Evidentemente sanno che la situazione non si rimetterà in sesto. Forse un giorno penseremo a questo periodo credendoci eroi che l’hanno superato. In questo momento, però, sento solo impotenza. E paura”.
Eroi e sopravvissuti
Arrivano anche reazioni via social: ” E questa e’ la dimostrazione che gli eroi sono persone normali che si trovano in circostanze eccezionali, poi ci sono pure i cialtroni” o anche: “Forse più che eroi (questo termine lo lascerei ai nostri medici, infermieri, a tutte le forze del ordine e ai tanti tanti volontari della protezione civile e non) semplicemente direi SOPRAVVISSUTI….”.