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Massimo Cuttitta, oggi l'ultimo saluto. Il ricordo del gemello

Il ricordo del fratello gemello Marcello che ha desiderato sottolineare le qualità dell'uomo, prima ancora che i meriti sportivi di Massimo Cuttitta

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A rivedere le sue foto, i video delle sue imprese in campo non sembrerebbe possibile: sembrava imbattibile, inarrestabile Massimo Cuttitta. Invece il Covid lo ha portato via, a poche ore di distanza da sua madre. Nel pomeriggio di martedì, si celebrano le esequie del campione a Lavinio sul litorale laziale, per dare l’ultimo saluto a Massimo Cuttitta, il leggendario pilone (è il caso di ribadirlo) che per 70 volte si è caricato la mischia azzurra sulle spalle e l’ha condotta fin dentro a quel sogno chiamato Sei Nazioni.

Il racconto del gemello Marcello

Al Corriere della Sera, il fratello gemello Marcello ha confidato le sensazioni, seppure frastornato, seguite alla scomparsa della mamma Nunzia e poi di Massimo:

“L’ultima immagine che io e nostro fratello Michele abbiamo di Massimo — ha dichiarato —, è quella che abbiamo visto attraverso lo schermo di un tablet dell’ospedale. Dovevamo convincerlo ad affidarsi ai medici, aveva deciso di non farsi intubare, ma la situazione stava precipitando. Quando ci ha detto di preoccuparci solo della mamma e ha alzato un dito in segno di assenso prima di entrare in terapia intensiva, ho capito una volta di più che lui era il fratello, il figlio e il capitano che ognuno vorrebbe avere vicino a sé”.

Una figura così che il mondo del rugby ha voluto omaggiare in ogni modo e in ogni parte del mondo, perché Cuttitta aveva prestato la sua professionalità in Scozia e aveva ricevuto anche di recente proposte dall’estero. Oggi c’è rimpianto e grande rispetto per l’uomo e la sua famiglia.

Massimo Cuttitta: le auto, il gozzo e la mamma

Massimo aveva lasciato cadere grandi opportunità professionali; è stata una scelta di vita, la sua. Di vita e di affetti.

“Massimo negli ultimi tempi — ha voluto ribadire Marcello — aveva rinunciato a proposte di collaborazione con le migliori squadre del mondo: lo avevano cercato in Sudafrica, Irlanda, Australia. Ma dopo la morte di papà aveva deciso di stare vicino alla mamma e non poteva permettersi di stare lontano da casa a lungo: ci ha dato tanto, mi diceva, adesso è giusto che le rendiamo qualcosa”. Si era ritirato a Lavinio: uniche distrazioni concesse il restauro di macchine antiche, un gozzo per andar per mare e l’assistenza alla mamma.

Covid, le settimane precedenti

Le ultime settimane sono complicate, rese ancora più difficili da ricordare dopo il duplice lutto:

“Ci sentivamo quattro volte al giorno, era felice perché era riuscito a far vaccinare la mamma. Poi cosa sia successo non è spiegabile, la mamma positiva e subito dopo lui. Sono entrati in ospedale ad Albano Laziale insieme, i medici hanno fatto tutto il possibile, ma non sono più usciti».

“Sempre in coppia, alla Pinetown High School in Sudafrica dove papà, ingegnere, era per lavoro e dove abbiamo imparato a giocare a rugby, al Milan per vincere 4 scudetti insieme, nell’era più fantastica della Nazionale. Quando lui diventò il primo italiano ad andare a giocare in un club inglese (Harlequins di Londra, ndr) io ero orgoglioso e un po’ spaesato. Era convinto che lo avrei raggiunto presto, ma avevo fatto una scelta di vita diversa: un lavoro a Milano e la voglia di metter su famiglia ci separarono per la prima volta. In campo e nella vita è stato il mio riferimento, umile e sempre rassicurante. È proprio vero, pensavamo con una testa sola. Adesso dovrò imparare a farlo da solo”, l’amaro epilogo di questo ritratto breve di un campione, di nome Massimo Cuttitta.

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