Donata Bergamini, la sorella di Donato (ma per tutti era Denis), ha affidato a Facebook il suo pensiero dopo le indiscrezioni trapelate sulla tragica morte del calciatore. “Sono certa che chi lo ha ucciso ora trema, e fa bene. Voglio vedere in carcere i suoi assassini. Tutti” ha scritto.
Il calciatore del Cosenza, deceduto nel novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, avrebbe perso la vita “per soffocamento”. Dopo 28 anni l’esito della super perizia medico-legale disposta dal gip del tribunale di Castrovillari sul cadavere del calciatore del Cosenza contribuirebbe a dare nuovo impulso ad una vicenda ancora non chiarita. Un risultato quello del nuovo sofisticato esame autoptico che, come riporta il Quotidiano del Sud “non collima con la tesi del suicidio sotto il camion in corsa e rafforza, invece, l’esito della consulenza del Ris di Messina, incompatibile con l’ipotizzato decesso causato dall’impatto con l’autocarro in movimento”.
La salma di Denis Bergamini – la cui morte venne attribuita al gesto volontario di togliersi la vita – è stata riesumata lo scorso luglio dopo la riapertura dell’inchiesta operata da Eugenio Facciolla, Procuratore della Repubblica di Castrovillari. Due precedenti inchieste della magistratura non erano bastate a sgombrare il campo da dubbi e perplessità per quello che per molti, soprattutto per i familiari e per tanta parte della tifoseria cosentina rimasta fortemente legata al calciatore originario di Argenta (Ferrara), era stato archiviato come suicidio. Una tesi alla quale da subito non avevano creduto i familiari e le persone a lui più vicine. E sono stati loro, in particolare la sorella Donata a lottare contro quel verdetto ritenuto ingiusto.
Sulla vicenda l’ex calciatore Carlo Petrini, scomparso nel 2012 per una grave malattia, nel 2001 scrisse un libro dal titolo ‘Il calciatore suicidato’.
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