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Questione stadi: Coni, FICG e Lega Serie A scrivono al Governo

La lettera inviata dai vertici dello sport italiano al Governo

19-12-2020 17:02

I presidenti di CONI, FIGC e Lega Calcio si fanno sentire all’unisono, con una lettera indirizzata al Governo, e nello specifico ai Ministri Spadafora, Gualtieri e Franceschini. I massimi vertici dello sport evidenziano come per riaprire gli impianti servano strutture più moderne e più efficienti, paragonabili a quelle degli altri stati europei. La lettera sottolinea sia lo stato di crisi del settore Sport dovuto alla Pandemia, sia l’eccessiva burocrazia contro cui i Presidenti delle società devono combattere nel momento in cui hanno intenzione di costruire un nuovo stadio.

La lettera inizia con un’invettiva contro i tempi infiniti della burocrazia del Belpaese: “Le case per i nostri tifosi non sono più accoglienti – si legge nella lettera – l’Italia è alle spalle di Inghilterra, Germania e Spagna per ricavi medi, spettatori, modernità degli impianti, numero di nuovi stadi costruiti negli ultimi vent’anni”. Questi paesi sono ottimi esempi che sono riusciti a primeggiare con un lavoro “frutto di 11 miliardi di euro di investimenti”. Nonostante l’intervento del DL Semplificazione per agevolare la ristrutturazione degli impianti sportivi “permane un iter autorizzativo complesso e con troppi Enti Pubblici coinvolti. Non possiamo più aspettare, chiediamo al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro dedicato per far ripartire il nostro sistema”. Viene anche allegato il Rapporto Monitor Deloitte, il quale spiegai vantaggi dei rinnovamento degli stadi italiani, con investimenti fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro. La richiesta non è, e non è mai stata, di “fondi ma di interventi mirati per semplificare l’iter per costruzione e l’ammodernamento degli impianti. I tempi medi per ottenere l’autorizzazione per un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8-10 anni, dato sensibilmente superiore rispetto al benchmark europeo che si attesta a 2-3 anni”.

Il primo problema sarebbe l’Iter autorizzativo “che in Italia comporta 7 fasi rispetto alle 2 previste in Germania e alle 4 come media europea”. Qui si chiedono modifiche sulle regole degli appalti pubblici e la creazione di un’unica Conferenza dei Servizi.

Un’altro problema è il numero di autorità che devono essere coinvolte nel processo, attualmente troppo alto: “Bisogna ridurre il numero di autorità competenti coinvolte, attualmente 6, allineandosi alle best practice di mercato con 1/2 autorità a seconda dei casi”. La proposta sarebbe quella di creare un’istituzione unica che aggreghi tutte le istituzioni pubbliche per aree di competenza. Si chiede inoltre che venga data la possibilità direttamente ai club di essere soggetti proponenti di interventi e di migliorie per le strutture, e, sottolineano ancora i presidenti, soprattutto tenendo conto della: “valorizzazione dell’effetto di rigenerazione urbana dell’intervento”.

L’ultimo punto riguarda la sostenibilità del sistema calcio, ad ora a rischio fallimento. Viene sottolineato come “l’Italia è l’unico Paese europeo con il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali”. Quello che si chiede in questo punto è che i club diventino proprietari degli impianti allo scadere della concessione di 99 anni o, in alternativa, che il prezzo per il riscatto sia agevolato. Si chiede inoltre il credito d’imposta e il supporto all’accesso al credito per i club, oltre alla “promozione di strumenti di cooperazione tra pubblico privato con progetti di partenariato”.

L’obiettivo comune di tutte queste iniziative sarebbe solo uno, e cioè “rilanciare il calcio italiano, che in questo momento rischia il fallimento a causa dell’immobilismo e della burocrazia”.

Questione stadi: Coni, FICG e Lega Serie A scrivono al Governo Fonte: Getty Images

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