I calciatori sono sempre associati ai soldi ma ovviamente solo una piccola parte di loro è davvero milionaria.
La stragrande maggioranza deve fare letteralmente conti dopo il ritiro, come chiarito nel convegno organizzato a Udine dall’Aic, Associazione italiana calciatori, intitolato “Tempi supplementari, Aspetti traumatici e psicologici del dopo carriera”.
“Il calciatore professionista italiano – ha spiegato l’ex interista Massimo Paganin - percepisce in media 50mila euro lordi a stagione. Quelli che a fine carriera hanno milioni in banca sono soltanto il 5 per cento del totale”.
“Il problema del calciatore moderno, come mi ha fatto notare un giocatore della Nazionale, sarà il post carriera – ha spiegato Damiano Tommasi, ex di Roma e della Nazionale, e attuale presidente della Associazione Italiana Calciatori -. Abbiamo formalizzato come AIC l’istituzione del Dipartimento Senior per far capire che l’AIC ci deve essere durante la carriera, ma anche dopo. Oggi si investe molto nell’età adolescenziale e non sempre i risultati arrivano, e noi vogliamo trasformare il problema in un tema, vogliamo cercare di raccontare il post carriera perché diventi argomento di discussione e di conseguenza di soluzione. Un calciatore oggi viene giudicato come persona basandosi sui risultati sportivi, senza capire cosa vuol dire fare sport, senza conoscere i sacrifici che fa magari abbandonando la famiglia in tenera età per inseguire un sogno. Essere considerato mentre giochi, e magari sei all’apice, per quello che non si è, diventa un aspetto importante da analizzare, sapere chi siamo diventa determinante per ogni atleta per la vita che lo aspetta alla fine della carriera”.
Le regole della pensione sono cambiate: i calciatori professionisti post 1996 andranno in pensione a 66-67 anni come i comuni mortali e percepiranno un assegno in base al versato. In media sarà di 1500 euro per chi avrà 16 anni e 8mesi di contributi, quota non facile da raggiungere per tutti.
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