Per quanti hanno negli occhi quel Diego Armando Maradona, con la maglia azzurra del Napoli, il campo di fango di Acerra è un ricordo vivido di quel senso di riscatto e rivalsa sociale che i napoletani e gli argentini riassumono nella figura del Diez. Allora, tra gli scugnizzi della periferia del sottoproletariato partenopeo, Maradona esibì la sua grandezza e realizzò un gol che fu l'anticipo della mano de Dios
"Segnò con la “manita de Dios”, ma gli annullai il gol. Lui riconobbe l’errore e a fine partita si congratulò con me". Il racconto è di Pasquale Castaldo, ex arbitro Figc e ex vigile urbano oggi sessantaquattrenne, ed è affidato al Corriere dello Sport. Fu lui a dirigere in quell’amichevole di beneficenza organizzata tra le auto parcheggiate a bordo campo. Davanti ai bambini della foto, felici di poter avere una foto con il loro idolo
Beppe Bruscolotti, difensore e amico di Diego gli cedette con orgoglio la fascia di capitano, ha ricordato così quel pomeriggio: "Quando Pietro Puzone, nostro compagno di squadra, ci chiese di aiutare i genitori di un ragazzino che doveva subire un intervento molto delicato agli occhi e non avevano i soldi, Diego disse subito di sì. Anche in quel caso dimostrò di avere un grande cuore"
Quella partitella con la manita de Dios non doveva neanche essere disputata: il Napoli era contrario, ma alla fine i calciatori arrivarono e giocarono sulla terra e nel fango di Acerra
Quel colpo da scugnizzo, con la manita come ricorda Castaldo, fu l'anticipazione che gli spianò la strada alla gloria mondiale gli sarebbe riuscito il 22 giugno dell’86, nella bolgia dell’Azteca, a Città del Messico
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