Per entrare a fare parte della spedizione a Qatar 2022, l’eterno Dani Alves è andato a sgambettare nei Pumas in Messico: il Brasile dei giovani emergenti a livello offensivo ha bisogno non solo della sua esperienza, ma anche della sua energia e queste sono le due dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport: “Non sono un leader dello spogliatoio, mi sono preparato per giocare. Negli ultimi vent’anni il calcio è sempre più fisico, ma resta uno sport per chi ha piedi buoni: correre è altro, ma il calcio è di chi gioca meglio, non di chi corre di più. Io sono ancora a questi livelli perché la passione resta quella di quando non ero pagato per giocare a calcio: lo amo per la felicità che regala alla gente”.
L’ex Siviglia, Barcellona e PSG racconta il suo anno in bianconero: “Se metti un terzino difensivo nel Barcellona non ha senso e così io ero poco adatto al gioco della Juventus, mi sono ritrovato a 33 anni a lanciare lungo. Un giocatore deve essere adeguato alle esigenze della squadra. Danilo? E’ il compagno con cui mi trovo meglio, anche se giochiamo nella stessa posizione e in campo siamo giocatori diversi: abbiamo confidenza e ama il calcio. Come miei eredi indico Joao Cancelo, Rice e Arnold: lui sì che lanciando a 50 metri di distanza salta due linee di pressione”.
Ci sono carezze per Tite e i suoi compagni: “Questo Brasile è creativo e ha trovato equilibrio, Tite sa come tirare fuori da ognuno di noi il meglio, è un leader. Rodrygo è prodigioso, lo sponsorizzo da quando era al Santos: Vinicius invece è potente e spettacolare, ma non è ancora capace di giocare con la squadra. I compagni potenziano le tue doti: Neymar e Messi sono unici, vedono cose che altri non vedono, Mbappé non ha capito che loro sono più fenomeni di lui. Tocco bene il pallone, ma se gioco con loro due lo affido a loro: se farà così, segnerà 150 gol”.