Oggi non si parla più di storytelling ma si parla di storydoing. Con questa premessa accogliamo l’inizio di questo panel nella terza giornata del Social Football Summit.
“L’altro giorno ho visto come era Facebook nel 2006 e questo fa capire quale è stata l’evoluzione di questi canali negli ultimi 15 anni. Parliamo di un mondo in continuo cambiamento che cerca di rispondere a quelle che sono le esigenze degli utenti”, dice Kike Levy, Strategic Partner Manager Emea Facebook
Raccontare un evento e trasmetterne le emozioni: è questo quello che deve essere in grado di fare un telecronista, e proprio di questo parla Pierluigi Pardo, Giornalista Sportivo e Presentatore Mediaset/Dazn: “la telecronaca racconta una storia di cui non si sa il finale. Il calcio ha la capacità di sorprenderti e questo senso di euforia e stupore non si può prevedere o preparare. Io preparo la partita come fanno tutti ma tutta questa preparazione diventa secondaria rispetto alla capacità di interpretare dal vivo cosa succede, con un’emozione che per me è unica e totalmente diversa rispetto a tutto il resto. La telecronaca ti da l’opportunità di essere messaggero di emozioni nei confronti dei tifosi”.
Emozione e coinvolgimento fondamentali per avvicinare la gente al calcio.
“Bisogna adeguarsi e riconoscere le emozioni della partita. Il nostro lavoro ha il fine di avvicinare i tifosi e i protagonisti. Per me il calcio sudamericano è una passione e un’ossessione, ma il calcio si evolve e non dorme mai. La mia natura è quella di cercare di immedesimarmi in chi ascolta e dentro la preparazione della telecronaca ci deve essere il giusto compromesso per coinvolgere la gente”, spiega Daniele Adani, Talent Sky Sport.
In questo contesto si parla anche di quelle che sono le piattaforme del futuro, facendo un confronto tra piattaforme proprietarie o di terzi.
“Saranno sempre più importanti i contenuti più corti, nel rispetto di quelli che sono gli interessi delle nuove generazioni. A prescindere dall’utilizzo di piattaforme, proprietarie o di terzi, bisogna essere capaci – dice Levy – di coinvolgere tutte le tipologie di tifosi.. Non c’è una tipologia di piattaforma migliore ma è necessario essere presenti a 360°”.
Pierluigi Pardo ci racconta l’esperienza che vive giornalmente con i propri canali social e della capacità di coinvolgere i tifosi raccontando storie: “io sono entusiasta dei social, soprattutto Twitter. Il calcio è un modo per raccontare noi stessi e la nostra cultura e in questo i social network sono uno strumento importante ed imprescindibile. Le storie invece vanno celebrate e raccontate, e la tendenza nel mondo è questa. Basti pensare a The Last Dance o le serie All or Nothing. I social non tolgono spazio al giornalismo tradizionale ma piuttosto aggiungono un qualcosa mettendo al centro i protagonisti con una disintermediazione e una leggerezza che il periodo di lockdown ci ha regalato”.
Un concetto che si lega a quella che è l’essenza del calcio, e dello sport in generale. Emozione, passione e coinvolgimento a prescindere dalla categoria. “Il calcio è popolare, è di tutti, ed è questo il grande vantaggio di questo sport meraviglioso. E soprattutto il calcio è inclusione non esclusione, coinvolge tutti a prescindere dal contesto sociale che la gente vive. La base del calcio è tra la gente comune ed è questa la sua prima caratteristica. Il calcio non è un gioco ma un messaggio sociale. Quello che abbiamo fatto con Bobo Tv durante il lockdown aveva il fine di raccontare le nostre storie. Storie che partono dall’oratorio, dalla strada, come avviene per tutti”.
“Qual è la conseguenza logica di amare qualcosa o qualcuno? Rispettarlo, raccontarlo al meglio, divulgarlo. Se tu ami qualcosa la conosci. Io so benissimo cosa è l’Uruguay, so cosa è quel paese di tre milioni di abitanti, so come vive il calcio. E quindi, conoscendo, rispetto quel qualcosa che amo. La Garra Charrua / dice Adani – è questo, è un qualcosa che esiste, che ho vissuto ed ho letto. Ed è la partita che ti porta a tirare fuori determinate emozioni. I social ti mettono a nudo perché viene fuori chi sei e cosa fai. Se vuoi stare sui social devi accettare di stare insieme con le persone. Più tutti ci mettiamo insieme e più smascheri i bluff”.
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