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Gatto ucciso a fucilate: blitz animalista contro il campione Antonio Tiberi. "Non reintegratelo"

Il ciclista Antonio Tiberi, già campione del mondo Juniores cronometro, ha colpito al cranio il micio con la sua carabina: un atto crudele e gratuito che ha scatenato gli animalisti

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

A quasi un mese dalla notizia che aveva indignato, e indubbiamente emozionato, Antonio Tiberi, campione italiano di ciclismo, è destinatario – come denunciato dal suo avvocato – di messaggi di radiazione (alcuni di questi addirittura intimidatori), che stavolta giungono da un gruppo di animalisti che hanno esposto uno striscione eloquente.

Il grave gesto del corridore aveva toccato la sensibilità di quanti hanno nutrito compassione e partecipazione nei confronti del gatto, ucciso quasi per gioco, e ha provocato indignazione sui social. Indignazione perché il campione del mondo juniores è responsabile della tragica morte di un micio di proprietà del ministro del Turismo Federico Pedini Amati, nonché ex capo di Stato sammarinese.

Le conseguenze per Tiberi

Le conseguenze della sua valutazione scellerata sono stati il pagamento di una multa importante e l’azione per procedere alla revoca della cittadinanza (a San Marino si gode di un regime fiscale agevolato), inoltre la sospensione di 20 giorni da parte del suo team, Tek Segafredo, per fissare quanto il suo comportamento fosse censurabile.

Di certo, nessuno poteva prevedere la reazione di alcuni gruppi animalisti che si sono attivati per chiedere che Tiberi sia punito. Le parole “Tiberi out” sono quelle impresse sullo striscione appeso fuori dalla sede della squadra a Mogliano, in provincia di Treviso dall’associazione “Cento per cento animalisti”.

Circa sette giorni fa, uno striscione simile era apparso fuori dai cancelli della sede della nota azienda produttrice di caffè e sponsor della squadra a Pianoro nel bolognese. La richiesta è la sospensione a vita del campione.

Tiberi aveva chiesto scusa per il gesto sul proprio profilo Facebook e prestato servizio per una giornata in un canile di Roma durante la trasmissione tv Le Iene.

“Non crediamo – continua Mocavero dell’associazione – alla carità pelosa fatta a favore delle telecamere. Uccidere per gioco un animale è un’azione orribile che porta pubblicità negativa alla squadra e agli sponsor”.

Tiberi spara al gatto del ministro di San Marino

Tiberi, stando a quanto aveva riferito il Corriere della Sera che riporta stralci della sentenza, avrebbe colpito volontariamente al cranio il gattino del ministro colpendolo intenzionalmente.

Secondo quanto si legge, il fatto risale al 21 giugno scorso. Tiberi aveva acquistato pochi giorni prima una carabina ad aria compressa del tipo Hatsan BT65 SB Elite depotenziata e quella sera si trovava in strada per provarla.

“Posizionandosi con la carabina ad aria compressa del tipo Hatsan BT65 SB Elite in prossimità della finestra dell’appartamento in cui risiede a San Marino… l’imputato esplodeva colpi in direzione via Istriani, colpendo intenzionalmente al cranio un gatto che ivi transitava…”. Poco dopo “giungeva una richiesta di intervento da parte di un cittadino”.

La pattuglia «Lince 1 Sera» della Gendarmeria si fionda sul luogo degli spari e parte l’inchiesta penale, che arriva alla recente sentenza di condanna a carico di Tiberi.

Tiberi, la carabina e la serata in cui ha sparato al micio

Il campione è italiano, ma residente a San Marino dal marzo 2022, attratto, come molti altri sportivi ben retribuiti vedi anche piloti di moto Enea Bastianini e il giapponese Tatsuki Suzuki, da un regime di tasse agevolate introdotto a fine 2020 dal governo in carica, con la legge «residenze atipiche».

Quel giorno Tiberi aveva deciso di provare la carabina appena acquistata per misurare la capacità di tiro dell’arma, come ha riferito ai giudici, e che non aveva “nessuna intenzione di uccidere l’animale, anzi ero convinto che l’arma non fosse letale”.

Peccato che per simili atti, nei confronti di animali che, a maggior ragione non avevano procurato alcun fastidio ed erano come in questa circostanza, indifesi, scatta il penale.

Fonte: ANSA

Antonio Tiberi

La chiamata del ministro Pedini Amati

Il gatto ammazzato da Tiberi era stato «adottato» dal ministro del Turismo e delle Poste Federico Pedini Amati, 46 anni, ex capo di Stato che quella sera ha chiamato i gendarmi per appurare l’accaduto e nel timore che questo atto fosse il primo gesto di un soggetto che avrebbe potuto agire di nuovo.

Tiberi è stato condannato a una multa di 4.000 euro ma non solo. A San Marino il codice penale punisce «con l’arresto di secondo grado o con la multa chiunque sottopone gli animali a strazio o sevizie … ovvero senza necessità li uccide». In Italia avrebbe affrontato quanto previsto dall’articolo 544 bis:

“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.

Il dolore e lo sconcerto per la morte del micio

Il ministro aveva stigmatizzato un atto così inutilmente crudele, commesso da un ragazzo che in virtù anche del suo ruolo pubblico si è macchiato comunque di un delitto orribile senza considerare che, al posto del gatto, poteva esserci chiunque.

“Il gatto non dava fastidio a nessuno — dice il ministro Pedini Amati nell’articolo del Corsera — era con noi da tanto tempo. Mia figlia Lucia, tre anni, lo adorava. Non si può ammazzare un animale domestico e cavarsela con 4.000 euro di multa. Ho apprezzato che il ragazzo abbia ammesso il fatto, detto questo non abbiamo bisogno di dare la residenza a queste persone”.

Insomma, la residenza di Tiberi sarebbe a rischio, mentre la carabina è stata definitivamente sequestrata.

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