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Battocletti quarta, bronzo tolto e 5mila brividi: record italiano, Kipyegon si salva. Cheblet a 3'' da Nadia    

Colpo di scena nei 5mila metri ai Giochi di Parigi: Battocletti arriva quarta, finisce sul podio per la squalifica di Kipyegon ma il ricorso del Kenya viene accolto. Il tempo di 14’31’’64 le vale comunque il primato nazionale

Pubblicato:

Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Quante cose possono succedere in 14’31’’64? Se lo chiedeste stasera a Nadia Battocletti direbbe che si può pure rivoltare una vita: la 24enne di Cles vince la medaglia di bronzo dei 5mila metri olimpici a Parigi in seguito alla squalifica della keniota Kipyegon. L’Italia torna sul podio di specialità dopo 28 anni: Atlanta 1996 era il secolo scorso, a medaglia finì Roberta Brunet. Invece no: è solo un flash che dura un’ora abbondante. Il Kenya fa ricorso, tocca riscrivere tutto da capo, a partire dall’ordine di arrivo. Battocletti è quarta.

Il record, la squalifica e il bronzo per un’ora

A Battocletti, per sommi capi, è successo più o meno questo:

  • Nadia è arrivata quarta al traguardo,
  • ha scritto sul tabellone luminoso il nuovo record italiano,
  • ha preso atto della squalifica della keniota Kipyegon,
  • ha fatto seguito il successivo ricorso del Kenya che ha congelato il podio per un’eternità,
  • il ricorso è stato accolto. Kipyegon torna seconda e Battocletti quarta,
  • ha rinforzato la consapevolezza che Beatrice Chebet resta ancora l’avversaria da battere e da cui trarre ispirazione.

Tra Chebet e Battocletti 3” di differenza

Però, diciamolo in fretta e a voce alta: Chebet non è mai scappata via: Battocletti l’ha avuta sempre a vista, nel campo d’azione e la distanza che separa Nadia da Beatrice è di tre secondi scarsi.

Tradotto: prestazione mostruosa di Nadia cui va il plauso dell’atletica italiana e la consapevolezza di essere stata a tanto così dal 26esimo atleta della spedizione azzurra ad aver centrato una medaglia. Resta comunque una serata da incorniciare allo Stade de France.

La prova straordinaria di Nadia

Diciamolo subito: il bronzo sarebbe stato un orpello a impreziosire il capolavoro ma anche senza podio non ci resta che tessere le lodi di Battocletti per una gara che ha impressionato. Per solidità, tenuta mentale, tattica: l’epilogo è stato una progressione che ha permesso all’azzurra di portarsi dalla sesta alla quarta posizione.

Non ha potuto nulla per riprendere Chebet, Faith Kipyegon e Sifan Hassan: le sono arrivate davanti ma si è trattato di pochi secondi. L’oro vale il tempo di 14’28’’56. Tra Chebet e Nadia – allo stato attuale – ci sono tre secondi e otto centesimo. Il tempo di uno starnuto.

La squalifica di Kipyegon

Per chi segue la specialità con cadenza frequente, si tratta di un dato che può solo impressionare. L’altro fatto che scompagina è certamente la squalifica di Kipyegon per un tentativo di ostruzione a gara in corso: la keniota detiene il record mondiale di specialità con 14’5’’20. Il ricorso del Kenya ha rimesso Faith sul secondo gradino del podio.

Anche solo il secondo posto è una sorpresa – per lei – in negativo, il fatto che restasse addirittura fuori dall’Olimpiade per una leggerezza lo sarebbe stato ancora di più.

Il nuovo record italiano dei 5mila metri

Tornando a Nadia: che avesse nelle gambe il nuovo record italiano e che potesse sgretolare il precedente, non ve n’era sentore. Per dire: nelle qualificazioni ha chiuso la sua batteria in terza posizione e con un tempo di 26 secondi più alto. L’Italia sfiora la medaglia nei 5mila metri dopo 28 anni dal bronzo di Roberta Brunet ad Atlanta 1996.

A Cavareno, Trento, si sono goduti Battocletti proiettata su un maxischermo: la standing ovation è arrivata comunque, anche senza bronzo Nadia ha preso parte alla finale con gli strascichi di un fastidio al calcagno del piede sinistro ma era sicura:

La forza mentale è venuta fuori e mi dà fiducia.

Se le premesse sono queste, la sensazione è che – d’ora in poi – ci chiederemo di frequente quante cose straordinarie possono accadere in 5mila metri.

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