Il 46enne di Spoltore Danilo Di Luca, che ha vinto in carriera la Freccia Vallone, l’Amstel Gold Race, la Liegi-Bastogne-Liegi, il Giro di Lombardia e soprattutto il Giro d’Italia, racconta a oasport come sia cambiato in questi anni il ciclismo, soffermandosi sui campioni di oggi: “È uno sport che è cambiato tantissimo, sembra quasi un’altra cosa. Il ciclismo visto dall’esterno è uguale, ma all’interno sono cambiate parecchie cose, dai ritiri al modo di correre. Serve uniformità di regole, per esempio in Italia la camera iperbarica è considerata dopante e illegale, all’estero invece viene usata in alcuni Paesi”.
Queste le dichiarazioni sui protagonisti del ciclismo dei giorni nostri: “Evenepoel è un fenomeno, quando vince è nettamente più forte degli avversari; vincere così tanto a 22 anni ai miei tempi non sarebbe successo. Chissà se riuscirà a rimanere a questi livelli tanto.. Pogacar è fenomeno ancora maggiore: spero abbia una lunga carriera, anche se ha già segnato un’epoca nella storia di questo sport. Il nostro ciclismo da qualche anno fatica a strappare la sufficienza, mancano i corridori competitivi a livello mondiale. Penso però che questa stagione metterà in mostra qualche giovane, faremo una bell’annata. A Ciccone manca un pizzico di costanza per essere nella top-5 di un Giro d’Italia: l’esperienza darà al mio corregionale la giusta consapevolezza”.
Il ricordo di Rebellin: “Davide è stato uno dei miei avversari più leali e sinceri. La notizia della sua scomparsa mi ha lasciato senza parole, era una bravissima persona. Per quel che concerne le stragi dei ciclisti, penso che sia questione di cultura, ma da qualche parte dovremo cominciare, se no ci saranno ancora”.