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Il 'suicidio' del Giappone commuove il mondo

A Rostov va in scena una delle rimonte più clamorose della storia del Mondiale: dove iniziano i meriti del Belgio e finiscono le colpe degli sciagurati nipponici.

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Il 'suicidio' del Giappone commuove il mondo Fonte: 123RF

Adesso tutti a dire che in Senegal sanno gufare piuttosto bene e che agli spettatori neutrali la rimonta del Belgio sul Giappone non sia dispiaciuta, visto il modo “discutibile” con cui gli asiatici erano avanzati agli ottavi di finale, grazie alla prima applicazione della storia dei Mondiali, e del calcio, del “Coefficiente Fair Play”, il banale conteggio delle ammonizioni subite nella prima fase. Quattro contro le sei degli africani, che dopo aver incassato all’inizio con stile la beffa, acuita dalla melina dei giapponesi nel finale della gara contro la Polonia, proprio per non far aumentare il passivo dei gialli, sono sbottati qualche giorno dopo, invocando provvedimenti della Fifa poche ore prima della sfida tra i nipponici e il Belgio. Ebbene, Nagatomo e compagni i provvedimenti hanno deciso di darseli da soli vista la condotta a dir poco suicida della partita che avrebbe potuto spingere il Giappone al punto più alto della propria storia, il quarto di finale contro il Brasile. Dopo un girone condotto a dir poco al risparmio, attaccando il giusto e difendendosi parecchio, quasi anche con l’uomo in più al debutto contro la Colombia in dieci per tutta la partita, in casa Sol Levante si è infatti letteralmente perso l’orientamento sul più bello.

Un tempo per imbrigliare il Belgio dei talenti, otto minuti in avvio di secondo tempo per piazzare il clamoroso uno-due e poi la delusione di scoprire che è più facile difendere un risultato di parità che un doppio vantaggio. A ribaltare il verdetto allora sono state le incertezze di Kawashima, un pizzico di fortuna pro-Belgio, ma anche la forza d’urto dei rossi e l’apporto dei subentranti. Per un Fellaini che impatta e un Chadli al posto giusto al momento giusto all’ultimo secondo, ecco infatti l’uomo del suicidio perfetto, Keisuke Honda, entrato nel finale per dare esperienza e invece protagonista del calcio d’angolo che cambierà la storia del Mondiale: una battuta scriteriata in area (proprio quando sarebbe servita la melina!) a pochi secondi dalla fine dei quattro minuti di recupero ha armato il contropiede belga, implacabile contro una squadra inspiegabilmente sbilanciata. Il Belgio continua a sognare e aspetta il Brasile, mentre il Giappone va a lezione di tattica e i suoi tifosi ripiegano gli striscioni con Oliver Hutton, riflettendo amaramente: nei manga delle simili transizioni negative non esistono e non solo perché il campo non finisce mai…

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