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Napoli-Verona, la figlia di Giuliani – morto di Aids – rivela: seppi la verità dopo 11 anni

Gessica Giuliani aveva 7 anni quando l'ex portiere morì dimenticato da tutti: il ricordo struggente della donna alla vigilia del suo derby del cuore

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Sarebbe stata la “sua partita”, prima di Napoli-Verona di domani al “Maradona” avrebbe risposto alle domande dei giornalisti da doppio ex, lui che in carriera ha giocato con Napoli (vincendo uno scudetto e una coppa Uefa) e Verona, sostituendo sempre – per uno scherzo del destino – un altro doppio ex come Garella. Giuliano Giuliani però non può tifare più per nessuna delle sue ex squadre, l’Aids se lo portò via il 14 novembre del 1996 quando il portiere romano cresciuto ad Arezzo aveva appena compiuto 38 anni. E oggi, alla vigilia del suo derby del cuore, la figlia Gessica si confessa ai giornali, raccontando di una ferita che non si rimargina.

Giuliani primo calciatore a morire di Aids

Giuliani è stato il primo calciatore morto di Aids, quando il solo associare a qualcuno il nome della malattia causata dal virus HIV era motivo di marchio sociale. La sua scomparsa fu inizialmente ‘coperta’ con un’altra causa di morte, come non era raro avvenisse in quegli anni. Gessica all’epoca aveva 7 anni.

I ricordi della figlia di Giuliani

“Ho un ricordo preciso di quei giorni, piangevo come una pazza, a scuola la maestra mi ha tenuto seduta accanto a lei alla cattedra per mesi”, ricorda la donna, oggi 34enne, al Resto del Carlino. Il padre morì lo stesso giorno in cui la mattina aveva accompagnato Gessica a scuola, spirando nel reparto di malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola a Bologna. La causa del decesso però fu tenuta nascosta alla bambina.

Giuliani dimenticato da amici e compagni

Al suo funerale il Napoli mandò solo un vessillo e pochi furono i giocatori presenti, tra cui Altobelli e Graziani. C’erano vergogna e paura tra i calciatori, meglio dimenticare, meglio far finta di niente. Ricorda Gessica: “Venivo tenuta in una bolla di vetro, al punto che ho scoperto da sola la sua malattia a 18 anni, facendo una ricerca per il diploma al liceo linguistico. Mi avevano sempre detto che era morto per un tumore ai polmoni. E conoscere la verità in quel modo è stato orrendo”.

“È devastante il pensiero che mio padre sia stato dimenticato. Non lo meritava, è stato un buon padre, per quel poco che posso ricordare”. Gessica oggi vive con una figlia di 13 anni a Gemmano, sulle colline non distanti da Rimini. “Sento di non aver superato mai la morte di mio padre, anche per questo ho fatto tanti errori con i miei fidanzati, ma oggi sono orgogliosa che mia figlia abbia il nome di papà (Giuliana, ndr)”.

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