Sono ore d’angoscia per Daniele Nardi e Tom Ballard, i due scalatori dispersi da domenica scorsa mentre tentavano di salire lo Sperone Mummery del Nanga Parbat. Il pericolo valanghe condiziona i tentativi di ricerca, ora affidati ad alcuni droni che dal cielo perlustreranno tutta la zona.
Proprio su quel punto della montagna è morto il fratello di Reinhold Messner, Gunther. Il celebre alpinista in una intervista alla Gazzetta dello Sport ha spiegato cosa rende pericolosa quella montagna: “Sul Nanga nel 1970 è morto mio fratello Günther. Proprio ai piedi dello Sperone Mummery. Noi eravamo scesi sullo Sperone soltanto perché non avevo una immagine della parete Diamir. Era il nostro primo Ottomila, eravamo saliti dal versante Rupal e dovevamo scendere il più possibile perché Günther stava male. Avessi avuto una foto, penso che avrei cercato di passare dalla via che poi ho aperto quando ho fatto la mia salita solitaria, nel 1978”.
“Quello sperone porta il nome di un grandissimo alpinista britannico che osò affrontare il Nanga Parbat addirittura nel 1895. E arrivò fino a quota 6100. Lo sappiamo con precisione. Aveva anche trovato un punto abbastanza riparato per il campo ai piedi della via. Ma anche lui sullo Sperone ebbe fortuna, perché ebbe il tempo di capire e di andarsene. Purtroppo poi scomparve mentre si spostava verso il versante Nord in cerca di una via scalabile. Il problema dello Sperone è che al di sopra incombono tre enormi seracchi“.
“I seracchi si formano quando un ghiacciaio incontra una forte pendenza. La sua stessa massa lo fa muovere verso il basso e la pressione di questa massa lo fa spezzare. Così dall’alto cadono non solo le valanghe in caso di nevicate, ma anche interi blocchi grandi come case, palazzi, grattacieli messi per il lungo. Perfino 500 metri di lunghezza per 30 di spessore. Ma anche quelli che sono piccoli distacchi possono creare grandi pericoli. Lo stesso spostamento d’aria è pericoloso quando si è in parete. O in una tendina piazzata in posizione precaria”.
“Non esistono montagne assassine. Esistono montagne più o meno difficili e su di esse vie più o meno complicate”, spiega Messner sempre alla rosea.
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