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Prete di mattina e bomber di pomeriggio: la storia di don Ametta, goleador in Promozione

Il 29enne vice-parroco di un paesino del reggiano è tesserato con la Sammartinese e gioca nel campionato dilettanti, messe permettendo

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Prete di mattina e bomber di pomeriggio: la storia di don Ametta, goleador in Promozione Fonte: Ansa

Il saio da sacerdote di mattina e la maglietta da calciatore di pomeriggio: le domeniche don Francesco Ametta, vice parroco di San Martino in Rio nel reggiano, le passa così. Il prete-bomber ha debuttato nella coppa Italia dilettanti con la squadra locale, la Sammartinese che milita in Promozione, e ha anche segnato un gol. Intervistato dal Resto del Carlino racconta la sua “seconda” fede. E che non si dica che gioca alla “viva il parroco”.

Da giovanissimo don Ametta aveva già giocato a calcio

Ha 29 anni don Armetta e quando gli impegni in parrocchia glielo consentono si diverte a giocare (“Sì, ma giocare è una parola grossa…”) a calcio: “Ho sempre giocato a calcio fin da ragazzino, ero già arrivato in questa categoria e questo mi ha aiutato. Poi nel 2019 ho dovuto smettere perchè è arrivata la vocazione. Sono entrato in seminario a Reggio Emilia per sette anni, nel 2022 sono stato ordinato sacerdote e mandato a San Martino in Rio come vice parroco”.

La passione però non si cancella: “A novembre dell’anno scorso ho chiesto alla Sammartinese se potessi allenarmi con la squadra qualche volta giusto per tenermi in forma. Quest’anno invece mi hanno tesserato e ho cominciato fin da subito ad allenarmi”. Mercoledì scorso ha giocato e segnato nel match di Coppa Italia Promozione tra Sammartinese e Bagnolese (finito 2-3):. “Stavolta ho giocato e segnato e dire che non mi aspettavo neppure di giocare titolare”.

I rimproveri per le parolacce

L’accoglienza di compagni e avversari è sempre un punto interrogativo in questi casi, specie in un mondo, come quello del calcio, in cui parolacce e blasfemie sono quasi la regola: “Mi hanno accolto con grande rispetto. Quando scappa qualcosa sopra le righe, ovviamente li riprendo. Ma in generale lo spogliatoio lo vivo molto bene, il calcio è una grande metafora della vita: il gruppo affronta le difficoltà come fa una comunità. La battuta più ricorrente in campo, magari per recriminare un fallo, è “Tu non puoi dire le bugie”…”.

Il mondo del calcio l’ha abbracciato senza problemi ma la Chiesa invece come l’ha presa? “Come un’opportunità, credo sia pastorale anche questa. Il calcio è sempre stato incontro, socialità e dialogo. Come farò con la messa domenicale? Il cuore della domenica è la celebrazione della Messa, quando riuscirò andrò anche a giocare”.

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