Correva in campo, quand’era giocatore. Ora che ha smesso fa correre gli altri, ma non i calciatori bensì le macchinine. Un vecchio amore quello di Diego Fuser, confessato a Sky: “Fin da bambino ho avuto questa grande passione, poi quando è arrivato il calcio ho dovuto abbandonarla. Una volta appesi gli scarpini mi è ritornata la voglia di fare il bambino”. Ora Fuser gestisce una pista per macchinine, piccoli bolidi telecomandati in grado di raggiungere anche gli 80 km/h: “Andavamo sempre in giro il sabato pomeriggio per divertirci, solo che dovevamo fare ogni volta 100km per andare in una pista decente. Così ci siamo detti: possibile che non riusciamo a fare una pista qui vicino ad Asti? Combinazione, abbiamo trovato un campo di calcio abbandonato e siamo riusciti a creare questa struttura”.
La più grande passione del grande Diego Fuser
E dire che fino a oltre 40 anni non ne voleva sapere di smettere di giocare. I ruoli? Tutti o quasi: Esterno di fascia, mediano, interno, mezzala, difensore. Dagli esordi col Torino, passando per Fiorentina, Milan, Lazio, Parma e Roma. Fuser può vantare un palmares di tutto rispetto: 25 presenze in Nazionale, 2 Scudetti, 2 coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale.
Diego Fuser, tra Juventus e Toro
A “Il Pallone racconta” rivelò di essere cresciuto in una famiglia di juventini: “Ai miei tempi la squadra che vinceva di più era la Juve quindi da bambino era normale che fossi un tifoso bianconero, ma giocavo nelle giovanili del Torino ed ero sempre un po’ combattuto. Per me il Toro è stata una seconda famiglia, ho iniziato a giocare lì fin da piccolo e ho fatto tutta la trafila fino alla Serie A”. Ai salti mortali si abituerà presto, anche quando dalla Lazio passò alla Roma: “La Roma aveva vinto lo Scudetto l’anno prima che io arrivassi. Capello mi aveva detto di raggiungerlo: io e Cafu a destra ci saremmo alternati e avremmo fatto la Champions. Quell’anno siamo arrivati secondi e quando arrivano i risultati passa tutto in secondo piano. I tifosi della Roma non mi hanno mai detto niente per il mio passato”. Prima ancora però c’era stato il Milan con cui vinse scudetto, Coppa Campioni, Supercoppa europea e Intercontinentale ma trovando sempre poco spazio: “Dal Milan andai via perché c’era poco spazio”.
L’amicizia tra Fuser e Borgonovo
Fu anche prestato alla Fiorentina dove conobbe Borgonovo: “Mi fece uno scherzo e ci cascai in pieno. Di solito, finiti gli allenamenti del mattino, andavamo a mangiare sempre in un ristorante dove c’era un georgiano. Sembrava davvero uno sceicco. Così una sera andammo da un amico mio e di Stefano e loro mi dissero: Guarda, c’è una squadra araba che vuole ingaggiarti, ti danno un ingaggio altissimo”. Arriva questo sceicco, vestito tutto di bianco, con l’interprete. “La trattativa andò avanti e alla fine mi diedero un foglio dove c’era scritto: Ci sei cascato come un pesce!. Ci facemmo una grossa risata”.
Il dolore che ha cambiato l’esistenza di Fuser
Capitolo importante della sua carriera anche il Parma poi nel finale di carriera ancora Torino prima dei dilettanti. Il Canelli, in coppia con Lentini, la Nicese come giocatore allenatore e alla bella età di 44 anni anche il Colline Alfieri Don Bosco, squadra di Promozione, fino al 2012 quando già era successa la peggiore disgrazia della sua vita. Diego Fuser ha perso, quando aveva solo 15 anni, il suo primogenito: Matteo, malato da piccolo. Al Corriere ha ricordato quei giorni cupi con delle parole di grande sostanza, fatte di quella forza silenziosa che porta con sé Diego: “Dopo la morte di mio figlio il calcio dei dilettanti mi ha aiutato molto”. Proprio all’apice della sua carriera calcistica ha vissuto la sofferenza di vedere suo figlio combattere contro la malattia: “L’unica cosa che ci ha permesso di andare avanti, nel mentre, era per me e mia moglie pensare a chi stava peggio di noi”.