Sono ore molto delicate, forse le ultime su questa Terra, per Anthony Gobert, già pilota in Superbike che, pur non conquistando titoli mondiali, ha lasciato il suo segno in questo sport, nel bene e nel male. L’australiano è in fin di vita, come hanno confermato i familiari, a causa di una malattia che lo ha colpito improvvisamente.
- Il messaggio del fratello di Gobert: "Anthony è in fin di vita"
- Una vita travagliata
- La carriera sportive di Anthony Gobert, tra successi ed eccessi
Il messaggio del fratello di Gobert: “Anthony è in fin di vita”
Aaron Gobert, anch’egli pilota, ha scritto in un post affidato ai social che il fratello è “attualmente ricoverato per delle cure palliative“, e che in questo momento si trova sul limitare della propria vita “dopo una breve malattia. A tempo debito forniremo eventuali aggiornamenti”.
Una vita travagliata
Gobert ha poi spiegato: “In un momento così difficile, i video di Anthony che stanno circolando in una fase così travagliata della sua vita sono motivo di preoccupazione. Tuttavia, per conto di Anthony, dobbiamo ringraziare i suoi tanti tifosi”.
Il fratello del pilota che ha gareggiato anche nella classe 500 del Motomondiale tra il 1997 e il 2000 si riferisce allo spiacevole episodio che nel 2019 vide Anthony colpito da una mazza da baseball nella sua casa, scaturito da una rissa dopo una cena in un ristorante che aveva dato vita ad un regolamento di conti. Gobert finì in terapia intensiva, e successivamente sparì, con il fratello Aaron che lo aveva rintracciato dopo più di un anno di ricerche.
La carriera sportive di Anthony Gobert, tra successi ed eccessi
La vita dell’australiano in effetti è stata un notevole “What if..”. Il talento si è disperso tra gli eccessi, in primis l’abuso di sostanze illecite ed anche l’alcol. Nella sua carriera discontinua Gobert ha raccolto solo otto vittorie in SBK, tra il 1994 e il 2006, in stagioni affrontate in sella alle Honda, Ducati, Yamaha e Suzuki. Nel mezzo, le partecipazioni al campionato britannico e statunitense Superbike, ed anche alla 8 Ore di Suzuka.
Gli appassionati ricordano i suoi sorpassi, la sua condotta di casa arrembante che nel 1994, agli albori della sua carriera, gli consentì di vincere in casa a Phillip Island con la Kawasaki. L’anno seguente la sua unica stagione disputata per intero in Superbike, culminata con quattro podi, due vittorie e un quarto posto finale in classifica.
Ma tra il 1997 e il 1998 arrivarono le squalifiche per doping. Tuttavia questo non gli impedì una lenta risalita verso altre sparute ma indimenticabili imprese, come il successo in Gara 1 con la Bimota, ancora una volta nella sua Phillip Island e con quasi 30 secondi di vantaggio su un certo Carl Fogarty.