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Tokyo 2020, oro di rabbia: la super Italia replica alle accuse

Il direttore tecnico dell'atletica Antonio La Torre rispedisce le insinuazioni al mittente statunitense: "Non vincono più, si devono fare delle domande. Jacobs sarà l'uomo da battere anche a Parigi".

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Cinque medaglie d’oro, dalla pista e anche dalla strada, con la velocità a fare da inconsueta compagna di viaggio alla marcia, tradizionale fucina di medaglie per l’Italia all’Olimpiade.

Dopo anni di magra, l’atletica italiana si riscopre fortissima, anzi forte come non mai. Meno di una settimana dopo quell’indimenticabile 1° agosto, con il doppio trionfo in pochi minuti di Gianmarco Tamberi nel salto in alto e di Marcell Jacobs nei 100 metri, lo sport italiano è già intento a festeggiare altri tre primi posti nella disciplina regina dello sport, quelli di Stano e Antonella Palmisano nelle 20 km di marcia e quello, forse ancora più inatteso rispetto a quello dei 100, della staffetta 4×100, con Lorenzo Patta, Fausto Desalu e un ritrovato Filippo Tortu degni “compari” di super Jacobs.

Il giorno dopo l’impresa, a prendere la parola, oltre ai ragazzi, è il direttore tecnico dell’Italia dell’atletica Antonio La Torre, deciso a mettere la parola fine alle insinuazioni che provengono dagli Stati Uniti, dove si stenta a credere all’esplosione della velocità azzurra.

“Fossi al posto del direttore tecnico americano, qualche domanda me la farei – le parole di La Torre a ‘La Gazzetta dello Sport’ – A prescindere da questa polemica gratuita c’è parecchio lavoro da fare. I più forti velocisti del mondo che non si qualificano con la staffetta, non vincono i 100-200-400. È sempre colpa degli altri? Chi ha scritto certe cose non era neanche informato sulle gare di Marcell sui 60. Qualche volta il complesso di superiorità può far male. Come abbiamo detto ieri con Federica Pellegrini citando Madonna: ‘Italians do it better'”.

A riscaldare la polemica sono stati ‘il Washington Post’ e il ‘Times’. Il quotidiano britannico, in particolare, ha rispolverato una vecchia storia di un nutrizionista al centro di un’indagine della polizia italiana per traffico di steroidi anabolizzanti e che in passato ha collaborato con Jacobs.

“Soamo un gruppo fantastico, abbiamo riscritto la storia, ora anche americani e giamaicani sanno che ci siamo noi” la secca replica di Jacobs dopo la premiazione.

La Torre spinge poi lo sguardo più avanti, alla prossima Olimpiade, Parigi 2024. distante solo tre anni e che sarà per certi versi più difficile. Quella della riconferma: “Se Jacobs rimane Jacobs, quello che avete visto qui, può arrivare a Parigi continuando a essere il velocista da battere”.

Quanto ai ragazzi, da Lorenzo Patta arrivano parole di orgoglio per difendere il proprio sport. E riesplode la polemica verso il calcio…:“Speriamo che il calcio venga messo un po’ da parte, e ve lo dice uno che con il pallone ha cominciato e pensava di diventare qualcuno”.

Sulla stessa linea Filippo Tortu: “Dipende molto da voi giornalisti. Noi più che correre e vincere cinque ori non so cosa possiamo fare: a decidere i titoli e gli articoli siete voi, la squadra ha fatto qualcosa di storico”.

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