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Jacobs si pone allo stesso piano di Sinner e Brignone: "Abbiamo fatto la storia, l'Italia ora è una potenza"

Marcell Jacobs ha celebrato il trionfo di Sinner a Wimbledon, spiegando ormai come "l'Italia è diventata grande nello sport. E la mia vittoria a Tokyo ha cambiato gli orizzonti"

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Lontano dalla pista per ragioni legate a problemi fisici, Marcell Jacobs un modo per riprendersi i riflettori l’ha comunque trovato. E dopotutto non gli si può dar torto di aver intuito che quanto fatto da Jannik Sinner a Wimbledon domenica scorsa è forse paragonabile nel mondo dello sport italiano soltanto a quanto fece lui nell’estate del 2021 a Tokyo, conquistando l’oro nella finale olimpica per eccellenza, quella dei 100 metri. Due eventi iconici con un fascino tutto loro, nei quali mai nella storia la bandiera italiana aveva sventolato sopra tutti.

Il salto di qualità dello sport italiano

La Repubblica ha intervistato Jacobs in un momento dell’anno un po’ complicato: dodici mesi fa Marcell stava preparando la sfida di Parigi 2024, dove nella finale più veloce di sempre avrebbe colto un pur onorevolissimo quinto posto. Adesso invece le prospettive sono più cupe, con i mondiali in programma a settembre a Tokyo ancora lontani, ma senza gare nelle gambe praticamente da quasi 10 mesi (salvo sparute comparsate, assai rivedibili).

“Purtroppo il mio storico a livello di infortuni parla chiaro, ma non mi sono mai abbattuto e ho saputo cambiare e adattarmi alle situazioni. Ormai è evidente che in Italia nello sport non ci si pongono più limiti: lavoriamo bene a livello mentale per raggiungere certi traguardi, resistendo anche quando gli altri non credono nelle tue possibilità e quando le cose vanno male. Io non sono stato uno che ha vinto da giovane fino alle olimpiadi, ma che ha dovuto guadagnarsi ogni obiettivo a seconda del momento. Però, proprio come Sinner, posso dire di avercela fatta”.

Jacobs come Sinner e Brignone: è l’Italia che domina

Quando l’attenzione si sposta sul neo vincitore di Wimbledon si capisce quanto tra “giganti” del mondo dello sport nazionale il rispetto sia il primo valore messo in campo. “Jannik è un ragazzo giovanissimo, ma con una determinazione e una testa incredibili.

Migliora col passare del tempo, e attenzione, ha soltanto 24 anni, pertanto è davvero incredibile constatare che per come stia giocando sembrerebbe essere numero 1 da almeno una decina d’anni. Ha fatto la storia con una progressione di risultati e prestazioni incredibili, ma potrei parlare di lui come di Federica Brignone, che alla sua età (35 anni) continua a stupire con una resilienza incredibile anche di fronte al brutto infortunio che ha subito”.

Tutto questo per dire che gli italiani nello sport sanno il fatto loro: “Riusciamo sempre a tirar fuori qualcosa di incredibile, sappiamo che ci crediamo veramente e per questo troviamo la forza e un modo per scrivere la storia. È quello che abbiamo fatto negli ultimi anni, ed è un qualcosa di unico e straordinario”.

“Ho imparato più dalle sconfitte che dalle vittorie”

Il 2025 di Jacobs, come detto, punta il mirino sui mondiali di Tokyo, in programma proprio sulla pista che l’ha visto trionfare nei giochi olimpici del 2021. “Quel giorno non ho vinto per Marcell, ma per una nazione intera, una nazione che mi ha sempre sostenuto”, aggiunge lo sprinter di Desenzano.

“Quello è stato il punto di svolta per lo sport italiano, perché da allora tutti hanno cominciato a guardarci con occhi diversi. Gli USA hanno 50 possibilità più dell’Italia di avere velocisti formidabili, eppure quel giorno aveva vinto un italiano. A Tokyo ho coronato un sogno, ma ho anche portato a frutto il lavoro fatto negli anni. E mi sento di dire che insegnano molto più le sconfitte che le vittorie: quando riesci a capire dov’è che hai sbagliato, ecco allora che lì si può migliorare. Le vittorie sono inebrianti, ti danno sensazioni grandiosi e magnifiche, ma non ti aiutano a capire ciò che non ha funzionato”.

Parole che fanno tornare in mente quanto detto da Sinner in riferimento alla finale persa a Parigi un mese fa, un episodio che anziché abbatterlo gli ha dato la forza per allenare ulteriormente i propri difetti. Alcaraz se n’è accorto a proprie spese, ma evidentemente tra sportivi ci si capisce anche a latitudini differenti.

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