Vola vicino a Belen: gli è andata bene

Primo degli italiani sin dall'inizio, Botturi stava facendo una Dakar nella top 20 che gli permetteva di non prendersi troppi rischi.

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Vola vicino a Belen: gli è andata bene Fonte: ANSA

“La Dakar mi ha dato tanto ed è il motivo per cui faccio sacrifici e mi alleno ogni giorno, ma da qualche anno sembra stregata”. Sono state queste le prime parole di Alessandro Botturi una volta che la radiografia e l’ecografia hanno escluso fratture dopo la violenta caduta avvenuta a 18 km dall’arrivo.
Primo degli italiani sin dall’inizio, Botturi stava facendo una gara intelligente nella top 20 che gli permetteva di non prendersi troppi rischi. Aveva un solo obiettivo in mente: arrivare a Cordoba.

La tappa 10 è stata un’altra giornata massacrante con la prima moto che ha preso il via alle 4:30 di mattina quando era ancora buio. I 430 km di trasferimento hanno messo a dura prova i piloti, prima ancora di affrontare i 373 km di prova cronometrata su terreni insidiosi con tante rocce appena sotto la sabbia. E’ stata proprio una pietra a tradire il nostro Alessandro Botturi quando mancavano solo 18 chilometri all’arrivo. Nella caduta il Bottu si è procurato una piccola frattura ad una costola. Avrebbe voluto ripartire, ma la ruota anteriore era talmente danneggiata che è stato impossibile. Soccorso dal direttore della Dakar Etienne Lavigne, Botturi è stato elitrasportato sino al centro medico del bivacco di Belen.

“Mi dispiace tantissimo perché ero partito con l’obiettivo di arrivare alla fine e ho sempre corso nella top 20 senza prendere troppi rischi – ha detto Botturi -. Mi ha tradito una pietra nascosta sotto la sabbia, quando già pregustavo l’arrivo dopo aver guidato ben 13 ore. Sono letteralmente volato. Non ho mai perso conoscenza, ma l’impatto è stato talmente violento che sono rimasto senza fiato per un bel po’. Il primo pilota a soccorrermi è stato Rodney Faggotter (Yamaha). Nonostante il dolore avrei voluto ripartire con lui, ma la ruota era diventata ovale ed i raggi erano letteralmente esplosi. Mai visto una cosa simile. Dopo poco è arrivato l’elicottero con Etienne Lavigne a bordo. Nel tragitto il mio pensiero è andato agli amatori. Queste tappe sono massacranti per noi professionisti, diventano un’impresa estrema ai limiti dell’umano per gli amatori. Ho dolore ovunque, ma il dispiacere è più grande. La Dakar mi ha dato tanto, soprattutto il primo anno quando ho chiuso 8° della generale e miglior rookie. Dal 2013 la gara sembra stregata per me. Quell’anno sono caduto quando ero 5° alla tappa 13. Per un motivo od un altro non sono più riuscito a finire. Quest’anno mancavano solo 4 tappe, meritavo di arrivare al traguardo. Adesso non so se troverò ancora la forza per alzarmi ogni giorno e allenarmi per questa corsa che amo da morire. Per preparami per la Dakar ho trascurato la mia famiglia, adesso il mio pensiero è a mia moglie Loredana che mi ha sempre supportato in questa avventura, ai miei bambini, agli amici che mi seguono da casa e a tutti gli sponsor che hanno creduto in me”.
Non avendo terminato la speciale per pochi chilometri, Alessandro Botturi è stato costretto a ritirarsi quando era 23° della generale.

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