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Al-Attiyah racconta la sua Dakar

Il leader nelle auto: "La Toyota punta sull'affidabilità, rispetto a un anno fa ci sono nuove regole da gestire. Affrontare l'Empty Quarter sarà la sfida più dura".

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Al-Attiyah racconta la sua Dakar Fonte: Getty Images

Nel giorno di riposo il leader della Dakar auto Nasser Al-Attiyah, campione di rally (4 volte vittorioso alla Dakar), ma anche tiratore al volo che ha regalato al Qatar la medaglia di bronzo a Londra 2012 partecipando a 4 altre edizioni dei Giochi Olimpici, si confessa: “La Dakar è una delle competizioni più lunghe e dure del mondo, la nota positiva è che stiamo conducendo la gara e puntiamo a bissare la vittoria della passata edizione. È una gara serrata con avversari come Audi e Brx, per batterli occorre intelligenza e astuzia. La prima settimana di gara ha dimostrato quali rischi si corrano e quanto sia importante preservare l’integrità della vettura. La seconda settimana sarà ancora più interessante con l’Empty Quarter che non offre riferimenti e poche informazioni per gli equipaggi. La Dakar è questo, vincerla realizzerebbe i sogni del team”.

Tra i protagonisti, a volte in forma di ostacoli, ci sono le condizioni meteo: “Alcune tappe sono state caratterizzate da una pioggia copiosa, è condizione che per alcuni versi è però preferibile perché indurisce i primi 10 centimetri di strato sabbioso, rendendo meno difficoltosa correre sulle dune. Non credo che questo ci abbia favorito: è un’opportunità che tutti hanno potuto sfruttare. Nella seconda parte della Dakar le condizioni saranno diverse: caldo intenso e sabbia morbida”.

L’analisi della sua macchina si intreccia alle riflessioni sulle medifiche regolamentari e sul futuro della Dakar: “La Toyota Hilux GR Dkr è robusta e affidabile, sono elementi che giocano un ruolo determinante nella Dakar. Abbiamo però 40 Cv in meno rispetto all’anno scorso: questo si sente in alcuni passaggi duri e non ci aiuta la decisione dell’organizzazione di concedere un incremento di potenza ai nostri avversari. Una delle differenze con le passate edizioni è il cambiamento apportato alle zone di neutralizzazione: l’anno scorso le vetture T1 potevano entrarci rimanendo fino a 20 minuti senza che quel tempo venisse sommato al totale, con la possibilità di tirare il fiato e capire l’andamento della tappa e le posizioni degli avversari; quest’anno possiamo rimanere nella zona di neutralizzazione solamente 2 minuti. Non conosci posizioni e tempi e perciò devi sempre spingere al massimo. Le forature sono rischi all’ordine del giorno: l’anno scorso abbiamo fissato il record del cambio ruota (58″), quest’anno siamo intorno a 1’15” perché sono cambiate le regole e l’organizzazione controlla gli equipaggi attraverso una telecamera; prima di fermarci e di rimetterci in marcia dobbiamo avere le cinture correttamente allacciate. La differenza tra la nostra Hilux e una vettura come l’Audi è legata al comportamento del motore elettrico rispetto al motore termico, più rapido nell’erogare il 100% della potenza quasi immediata: con le prossime generazioni di vetture anche la Dakar vedrà la partecipazione massiccia di nuove alimentazioni, non so dire se elettriche, ibride o a idrogeno”.

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