È sempre la solita domanda del sabato pomeriggio: domani chi prova a battere Mathie van der Poel? Non c’è riuscito nessuno al Fiandre e tantomeno alla Roubaix, difficilmente qualcuno sarà capace di farlo sulle strade olandesi, quelle dell’Amstel Gold Race, la più giovane delle classiche del Nord (la prima edizione è datata 1966) ma da anni ormai diventata una delle corse più ambite di tutto il panorama World Tour. Anche perché apre un’altra settimana “santa”, quella del trittico delle Ardenne: mercoledì toccherà alla Freccia Vallone, con l’iconico arrivo sul muro de Huy (tanto caro a Purito Rodriguez e Valverde). Domenica prossima poi arriverà il gran finale con la Liegi-Bastogne-Liegi, dove è atteso il gran duello proprio tra van der Poel e Tadej Pogacar, che domani non sarà al via dell’Amstel.
- Tutto dice van der Poel: l'Amstel l'ha già vinta nel 2019
- Possibili rivali e (flebili) speranze italiane
Tutto dice van der Poel: l’Amstel l’ha già vinta nel 2019
Ci fosse stato lo sloveno (non solo Pogacar: anche Roglic, che ha preferito però concentrarsi sul pieno recupero ffsico dopo le cadute ai Paesi Baschi), magari un uomo da opporre a MVDP lo si sarebbe pure individuato. Così risulta oggettivamente complicato pensare a un vincitore diverso dal neerlandese, arrivato a queste gare di primavera in condizioni strepitose.
Il figlio di Adrie potrebbe diventare il primo ciclista della storia a vincere nello stesso anno Fiandre, Roubaix e Amstel, tutte nell’arco di soli 15 giorni. Lo farebbe in maglia iridata, cosa che rende il tutto ancora più unico, ma a quel punto è chiaro che pensare a entrare una volta di più nella storia vincendo anche la Liegi lo renderebbe praticamente immortale, consegnandolo alla leggenda.
Va da sé che nelle ultime edizioni la corsa “della birra” (perché sponsorizzata proprio da una nota etichetta olandese) ha offerto sempre un generale rimescolamento di carte e tanti modi differenti di vincere: van der Poel l’ha già fatta sua già nel 2019, quando batté Alaphilippe e Fuglsang tirando una volata pazzesca (li raggiunse ai -300 dall’arrivo e poi mise tutti nel sacco), rivelandosi al mondo del ciclismo su strada. Vista però la condizione attuale, difficile immaginare che qualcosa non possa inventarsi per mettere di nuovo tutti alle sue spalle.
Possibili rivali e (flebili) speranze italiane
I principali rivali del neerlandese potrebbero rispondere al nome di Mattias Skjelmose, ottimo protagonista alla recente Itzulia (il Giro dei Paesi Baschi, chiuso in terza posizione), Tom Pidcock e Matteo Jorgenson, con altri corridori da temere come Juan Ayuso (che l’Itzulia l’ha vinta), Maximilian Schachmann, Ben Healy e Maxime Van Gils.
Qualunque altro nome all’infuori di quelli sopra citati risponderebbe a una logica di sorpresa: l’Amstel non è una corsa da scalatori puri, ma i suoi 33 strappi su 253 km di corsa in qualche modo la renderanno una volta di più selettiva e molto esigente. Una volta la differenza la faceva il Cauberg, che adesso è posto troppo lontano dal traguardo, dove in assenza di salite di rilievo è spesso facile arrivare in gruppi ristretti.
Speranze italiane affidate ad Andrea Bagioli e Samuele Battistella, ma molto dipenderà dall’evoluzione di una corsa dove forse solo l’UAE Team Emirates (che schiera Hirschi, McNulty e Almeida accanto ad Ayuso) potrebbe scompaginare le carte. Ma per battere MVDP servirebbe comunque un lavoro di squadra clamoroso.