Lui voleva fa l’americano, perchè alla Juventus – dove sognava di diventare il nuovo Del Piero – non avevano creduto del tutto nelle sue capacità. E perchè in Mls guadagna più di tutti (anche più di Ibrahimovic) con uno stipendio che supera i 7 milioni annui. E perchè vince, laddove (a Toronto) non s’era vinto mai. Ma Sebastian Giovinco non poteva essere mai felice del tutto. Più segnava, più incantava le platee yankee e più a casa sua ci si dimenticava del talento della Formica, Atomica solo per gli Usa ma con le porte della sua nazionale chiusa. Mancini l’ha finalmente richiamato, inserendolo nella lista dei 28 per le prossime due gare dell’Italia, rompendo un ostracismo che Giovinco non s’era mai spiegato. “Che devo fare per giocare in nazionale?” si chiedeva ogni volta – e succedeva spessissimo – che i riflettori tornavano ad accendersi su di lui. Storia breve e tormentata la sua con la maglia azzurra.
AMORE A PRIMA SVISTA – Ventitre presenze, quasi mai dall’inizio, dal febbraio 2011 – quando Prandelli lo chiamò per la prima volta facendolo poi debuttare in un’amichevole con la Germania (per poco più di un quarto d’ora nel finale) – all’ottobre del 2015, ultima presenza nelle qualificazioni a Euro2016, sempre entrando dalla panchina. Un solo gol (Confederations Cup 2013, contro il Giappone) e una serie di appuntamenti mancati. Una storia di un amore a prima svista. Questione di ruolo (Trequartista? Seconda punta?), di fisicità carente, di dualismi e di pregiudizi perchè da quando esplose con Empoli e poi Parma ed anche alla Juventus Giovinco ha sempre dimostrato di avere nelle corde tutto quel che serve per fare di un giocatore normale un campione vero. Campioncino solo perchè è alto 1,63 ed ha la faccia dell’eterno ragazzino ma il suo destro sa disegnare capolavori eterni. In Italia come in Mls dove ha conquistato una regular season e un Campionato.
CIFRE DA GIGANTE – Numeri da big, altro che da piccoletto: nel primo anno 22 gol e 16 assist, col titolo di capocannoniere, quello di miglior debuttante e quello di miglior giocatore del campionato, ma si è fermato al primo turno dei playoff. Al secondo è arrivato fino in finale, con 21 gol e 16 assist, perdendo il titolo nazionale ai rigori. Al terzo di gol ne ha fatti 17, di assist solo 7, ma ha vinto. L’ha fatto senza segnare ma fornendo a Jozy Altidore il pallone che ha aperto la scatola dei Seattle Sounders ed entrando anche nell’azione del raddoppio di Víctor Vázquez. E soprattutto numeri da giocoliere, dribbling, veroniche: la fantasia al potere con l’Italia nei sogni. Di recente aveva confessato di non escludere anche un ritorno in A, ma in testa c’era soprattutto la maglia azzurra. Mancini se n’è ricordato e riecco Giovinco. Giusto così, ora la Formica può tornare atomica a casa sua. Lui continuerà a fa’ l’americano, non beve whisky e soda e non balla ‘o rock’n roll però sì, è nato in Italiy.