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Alessandro Budel: la traiettoria di un calciatore imprenditore

Calciatore, allenatore, imprenditore, commentatore sportivo ed esperto di Padel. Ripercorriamo la storia di Alessandro Budel ex capitano del Brescia.

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Armando Torro

Armando Torro

Giornalista

Giornalista professionista appassionato di sport, numeri e politica, destro di mano e mancino di piede. Dalla provincia di Taranto a Roma e Torino, passando per Madrid e Milano. Qui per raccontare storie e curiosità sugli sportivi del passato e del presente.

Alessandro Budel: la traiettoria di un calciatore imprenditore Fonte: Getty Images

I calciatori sono imprenditori di sé stessi, perché a seconda di quello che fanno in campo possono guadagnare di più o di meno nel contratto successivo. Non solo, essendo la vita sportiva relativamente breve, hanno la necessità di costruirsi un futuro stabile che vada oltre la carriera, così da non trovarsi impreparati nel momento dell’addio al calcio giocato.

Se questo concetto vale per i grandi campioni che potrebbero vivere di rendita, è ancora più importante per quelli che in campo erano bravini ma non guadagnavano grosse cifre: a un certo punto sono costretti a reinventarsi aprendo locali e attività. Non si può dire la stessa cosa di Alessandro Budel, centrocampista da oltre 100 presenze in Serie A che non appena appende gli scarpini al chiodo sa già cosa fare e a chi dare una mano.

Chi è Alessandro Budel

Nonostante il cognome abbia origini germaniche, la famiglia Budel è di Milano, dove Alessandro nasce il 25 febbraio 1981 e vive nel quartiere Corvetto, periferia sud-est del capoluogo lombardo. Il padre Claudio, ex calciatore, diventa uno stilista e fonda High Class, azienda che progetta e produce borse e articoli di pelletteria e riesce a trasmettere al figlio la passione per il calcio e per il Milan.

Alessandro entra fin da piccolo nelle giovanili rossonere sperando di emulare l’idolo Albertini, milanese e milanista come lui, che vede spesso a Milanello. A differenza del Metronomo degli Invincibili allenati da Capello, Budel è mancino, ma il ruolo è lo stesso, cioè centrocampista davanti alla difesa che imposta le azioni d’attacco.

Dal Torneo di Viareggio ai prestiti in giro per l’Italia

Budel è titolare in tutte le selezioni nazionali fino alla squadra Primavera guidata da Tassotti ed entra a contatto con tanti campioni, tra cui Weah che lo accompagna a casa dopo gli allenamenti. “Crescere nel settore giovanile del Milan, da milanista, è stato bellissimo e fondamentale per la mia carriera. Ho avuto modo di stare a contatto con persone vere e di carattere. Sicuramente è stato un percorso di crescita importante, soprattutto sotto l’aspetto umano”, ha dichiarato.

Il momento migliore è la vittoria del Torneo di Viareggio 1999 battendo in finale i croati del Varaždin, mentre l’anno successivo perde all’ultimo atto il campionato Primavera contro il Bari: dopo l’ultimo anno di Primavera sembra tutto pronto per il salto in prima squadra, ma Budel viene mandato ‘farsi le ossa’ in prestito allo Spezia.

Con i liguri disputa due campionati di Serie C1 e trova un allenatore che gli dà fiducia come Mandorlini e apprezza la sua corsa oltre alla tecnica e alla visione di gioco, è spesso titolare, sfiora due volte la B ai playoff e al secondo anno realizza anche il primo gol tra i professionisti.

Tutto questo comunque non basta per rientrare alla base, infatti il Milan lo gira nuovamente in prestito ma stavolta a un’altra società amica, la Triestina neopromossa in cadetteria. Con gli alabardati Budel dimostra di avere una buona tecnica e visione di gioco e disputa gran parte delle gare da titolare, così attira su di sé l’interesse delle squadre di Serie A e ad accaparrarselo, sempre in prestito dal Milan, per la stagione 2003/2004 è il Lecce.

L’esordio a San Siro del 28 settembre è la prima gioia della carriera, anche se in maglia giallorossa e con un netto 3-0 per il Milan e il 2003 è anche l’anno del matrimonio con Elena Valdani, conosciuta sui banchi di scuola delle suore Marcelline a Milano e sua fidanzata già dalla quarta liceo. Per il resto, Budel non trova molto spazio da titolare tra i salentini, così a gennaio va al Genoa in B, dove gioca tutte le partite fino a fine stagione e si guadagna ancora la Serie A, stavolta con il Parma: è l’ultima avventura da giocatore di proprietà del Milan perché, dopo dieci partite anonime con gli emiliani, a gennaio 2005 arriva il Cagliari che lo acquista a titolo definitivo.

Alessandro Budel con la maglia del Parma Fonte:

Le tappe intermedie: Cagliari, Empoli e Parma

In rossoblù il milanese matura calcisticamente, avendo attorno compagni esperti come Zola al primo anno e le ali Langella-Esposito che imbecca spesso coi suoi lanci, ma soprattutto realizza il primo gol in Serie A: è il 1° aprile 2007 e il suo sinistro dalla distanza deviato da Zoro vale il 2-0 definitivo sul Messina, una delle vittorie che rilancia i sardi per la terza salvezza consecutiva.

L’ultima stagione al Sant’Elia, invece, si interrompe a gennaio dopo sole 10 presenze, quasi tutte da subentrato, quando nella sessione invernale di calciomercato passa all’Empoli. L’esperienza rossoblù comunque è giudicata positivamente: “In Sardegna ho trascorso tre anni bellissimi, a Cagliari c’è stata la mia consacrazione da calciatore. Ho avuto compagni di squadra molto forti come Zola e alcuni li sento ancora come Conti, Suazo e Canini. Ho vissuto vicino al mercato di San Benedetto ed ogni anno, in estate, faccio un salto nella mia casa di Villasimius”, racconterà Budel.

A Empoli la situazione non è delle migliori perché gli azzurri sono invischiati nella lotta salvezza e mister Malesani ha bisogno di qualcuno capace di piedi buoni e corsa: a 27 anni finalmente diventa titolare fisso, gioca sia da mezz’ala che da esterno sinistro e arriva più spesso in zona gol, che trova nelle vittorie contro Napoli e Catania. La squadra delle promesse Giovinco, Marchisio, Abate e Antonini sprofonda però con 6 sconfitte in 7 partite e in panchina arriva Cagni che passa al centrocampo a quattro con l’ex Cagliari al centro che offre buone prestazioni, ma negli ultimi due mesi non riesce a evitare la retrocessione.

Così a giugno opta per il ritorno al Parma e alla Serie B, con l’obiettivo di riportare in A gli emiliani che in attacco hanno la coppia Lucarelli-Paloschi, e ritrova sia il suo ultimo allenatore che il numero 32 vestito l’anno precedente con cui si esprime al meglio, ma la reunion dura poco perché Cagni viene esonerato a fine settembre e gli subentra Guidolin.

La stagione svolta decisamente fino alla promozione diretta grazie al secondo posto in classifica e Budel è tra i protagonisti con 3 gol in 32 partite, tra cui quello da ex alla Triestina: “Avevamo una squadra molto forte. Partimmo a rilento, poi ci fu una grande ripresa e riuscimmo a centrare l’obiettivo stagionale. Per me era la seconda esperienza a Parma, ci sono tornato sicuramente con grande piacere”, è il ricordo di quel 2008/2009.

B come Brescia, la squadra della carriera

Alessandro vorrebbe rimanere a Parma ed essere protagonista, solo che ancora una volta l’avventura in Serie A con i crociati è avara di soddisfazioni, perché nelle poche occasioni in cui viene convocato finisce in panchina e gioca solo 14’ contro il Milan a San Siro: troppo poco, allora accetta l’offerta del Brescia che paga per la metà del suo cartellino e torna a giocare in Serie B.

Tra i lombardi viene subito accolto come un giocatore esperto capace di far fare il salto di qualità alla squadra che cerca la promozione e infatti è il faro del centrocampo delle Rondinelle allenate da Iachini che volano grazie ai gol di Caracciolo e conquistano la massima serie ai playoff. La nuova stagione è decisamente in salita perché stavolta il mister preferisce Baiocco per guidare il centrocampo biancoazzurro e gioca solo spezzoni di partite (l’ultima è una sconfitta a Cesena) perciò a gennaio per la quinta volta in carriera Budel cambia squadra e va al Torino in prestito. Con i granata ritrova continuità fino a fine stagione, poi ritorna dal prestito al Brescia che nel frattempo si aggiudica il suo cartellino alle buste e deve ripartire dalla B.

Il campionato cadetto è ormai l’habitat preferito del milanese che a 29 anni decide di legarsi alle Rondinelle diventandone uno dei giocatori più rappresentativi, infatti spesso e volentieri il numero 5 indossa la fascia di capitano in assenza di Zambelli o Caracciolo, anche giocando qualche partita da difensore centrale. C’è solo una polemica in quattro anni conditi da assist, gol e occasioni sfumate ai playoff: è quando durante la partita col Modena a maggio 2014 getta a terra la fascia, ma si pente subito e chiede scusa a tutti, convocando anche una conferenza stampa a fine stagione in cui ribadisce l’amore per il Brescia.

Il sentimento rimarrà vivo anche dopo l’ultima stagione che lo vede ai margini della rosa prima del trasferimento alla Pro Vercelli con cui chiude la carriera nel 2017 a 36 anni: “Brescia ha rappresentato, e rappresenta tuttora, tanto per me. È la squadra della mia carriera, l’ho sempre detto e ne sono orgoglioso. Ho tanti amici e conservo dei ricordi stupendi passati in biancazzurro. Senza dimenticare la mia famiglia, che in questa città si è trovata benissimo”, confesserà quattro anni più tardi.

Dopo il ritiro: l’azienda di famiglia e Padel Tv

I primi mesi da ‘disoccupato’ servono giusto a schiarirsi le idee e, dopo il corso da allenatore a Coverciano per il patentino Uefa B, Alessandro accetta l’offerta del padre Claudio per curare gli interessi di famiglia, perché nel frattempo High Class è un marchio riconosciuto negli ambienti dell’alta moda e collabora con Gucci, Yves Saint Laurent e Balenciaga. Viene così fondata la Manifatture Lombarde, in cui Budel è il product manager, e questa si affianca alla storica azienda attiva da decenni: è praticamente il suo lavoro a tempo pieno, infatti dopo una brevissima esperienza di 20 giorni da vice di Damiano Zenoni alla Feralpisalò si rende conto che è impossibile conciliare il campo con gli affari.

Gli unici campi che frequenta attivamente sono quelli da padel, come tanti ex calciatori, partecipando ai tornei amatoriali, poi questo nuovo sport da hobby diventa contemporaneamente una passione e un’opportunità. “Tra me e il padel c’è stato davvero un colpo di fulmine: si tratta davvero di una disciplina completa, intrigante e avvincente che sta facendo proseliti in tutta Italia, anche tra il pubblico femminile. Per questo motivo da sportivo e da imprenditore ho scelto di credere in un progetto come questo, perché credo fermamente nelle potenzialità di questo sport che coniuga perfettamente agonismo e divertimento”.

Così insieme a Nicola Amoruso, ex compagno di squadra nella seconda avventura a Parma, inizia a gestire da settembre 2021 un centro sportivo all’interno del castello di Tolcinasco, il Golf Club, in cui si organizzano corsi e tornei di padel. Non solo, nel giro di sei mesi i due aprono Padel Tv, canale tematico su Twitch che trasmette streaming di tornei, interviste, videolezioni per le tecniche di gioco e talk show.

Alessandro Budel a Dazn Fonte: Getty Images

Ancora nel calcio: Budel commentatore su Dazn

Se da un lato Budel non vuole dedicarsi attivamente al calcio come allenatore, dirigente o procuratore perché toglierebbero tempo prezioso agli affari di famiglia, dall’altro c’è qualcosa che lo porta ancora dentro il campo. L’ex centrocampista è uno dei primi volti, o meglio, una delle prime voci riconoscibili di Dazn, infatti affianca i telecronisti al commento tecnico delle partite di Serie A e Serie B da agosto 2018, cioè da quando la piattaforma OTT trasmette in Italia: in virtù di questo è spesso intervistato dalle testate tematiche per esprimere opinioni sull’andamento dei campionati e sulle squadre della sua carriera, in particolare il Brescia.

È accaduto per caso, mi hanno chiesto di ‘fare un provino’ nel commentare una partita a Cremona in Serie B e da lì ho preso il via – è il retroscena raccontato a siamolaroma.it -. Lo faccio volentieri, è il modo per rimanere legato al mondo del calcio. Questo mi permette di vedere giocare tante squadre, molte di più di quelle che vedevo da giocatore. È una avventura che mi è piaciuta da subito”. E ovviamente tutto è compatibile con la passione imprenditoriale, quella che un giorno forse trasmetterà alle figlie Isabella e Bianca, come il padre Claudio ha fatto con lui.

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