Il calcio italiano si prepara a cambiare. Il presidente della FIGC Gabriele Gravina ha parlato in conferenza stampa al termine del Consiglio Federale di oggi, svelando alcune possibili novità che potrebbero essere introdotte nei prossimi anni. Una vera e proprio rivoluzione in atto per provare a combattere la crisi economica che il mondo del calcio sta attraverso da anni e che ha subito una brusca accelerazione nell’ultimo anno e mezzo a causa del Coronavirus.
La riforma dovrebbe partire dalla stagione 2024/2025: “Abbiamo affrontato il tema ad ampio raggio per arrivare a una vera rivoluzione, al di là del cambio dei format, per una nuova sostenibilità e stabilità del sistema per dare prospettive a lungo termine al nostro mondo”.
L’idea è quella di ridurre il numero di squadre in Serie A – da 20 a 18 – e creare una Serie C e una Serie D Elite, con un’Assemblea straordinaria che si svolgerà a novembre e che ha come obiettivo quello di aggiornare lo Statuto della FIGC.”Tre livelli di professionismo non sono più sostenibili, per questo ho proposto una fusione tra B e C, che diventerà C Elite, così come ci sarà una D Elite per creare un ammortizzatore per la categoria. Format a 18 squadre? Il tema 20 o 18 non mi affascina e non è lì che sta la riforma, lascerà decidere gli imprenditori del calcio italiano. Di certo vogliamo ridurre il numero delle retrocessioni e il divario di risorse tra le diverse categorie”.
Proprio come in Premier League, la FIGC studia il piano per la vaccinazione delle persone che lavorano nel mondo del calcio: “Ho proposto il green pass obbligatorio anche per giocatori e addetti ai lavori, dai professionisti ai dilettanti, perché il calcio, anche se ha già un suo protocollo severissimo, resta all’interno delle regole che valgono per il Paese. Noi ci faremo ancor più promotori della campagna vaccinale e valuteremo in seguito a tutela della salute dei nostri lavoratori l’obbligo di vaccino”.
Tra i temi caldi, a meno di un mese dall’inizio della nuova Serie A, c’è sempre il ritorno dei tifosi allo stadio e la percentuale di spettatori rispetto alla capienza degli impianti. Gravina prova a fare chiarezza: “Il 50% non è soddisfacente e inapplicabile al calcio se sarà necessario mantenere il distanziamento di un metro. Abbiamo chiesto al governo di occupare i posti a scacchiera. Dispiace che al calcio italiano, che riflessi tanto importanti ha sul Paese dal punto di vista economico e sociale, non venga riconosciuta la sua dignità dallo Stato, non tanto per i ristori, quanto per le difficoltà nel consentire la ripresa da una delle crisi più profonde dalla sua costituzione”.