In Italia è ricordato come una deludente meteora, non essendo riuscito a mettere insieme dieci reti tra Torino, Inter e Parma, ma a livello internazionale Hakan Sükür non solo è stato un giocatore apprezzato per quanto fatto in campo con Galatasaray e Nazionale turca (storico terzo posto al Mondiale 2002), ma anche famoso per le sue disavventure dopo il ritiro. Della sua attuale professione Sükür ha parlato in un’intervista al ‘Welt am Sonntag’.
L’ex attaccante si è trasferito a Washington dove lavora come tassista per Über. Una svolta imprevista, ma fino ad un certo punto, in quanto figlia dell’avversione che Sükür non ha mai nascosto nei confronti del regime di Recip Erdogan: “Non ho più nulla, Erdogan mi ha preso tutto – ha drammaticamente svelato Sükür – Quando sono andato via dalla Turchia hanno arrestato mio padre e mi hanno confiscato tutto quello che avevo. Mi hanno portato via anche la libertà, il diritto alla parola, anche il diritto al lavoro”.
La parabola discendente è iniziata nel 2008, anno dell’addio al calcio, ovviamente con la maglia che meglio l’ha rappresentato, oltre a quella della Nazionale, quella del Galatasaray. Nel 2011 Hakan Sükür entrò a far parte dell’Akp, il partito che vede Erdogan tra i cofondatori, ma uno scandalo di corruzione lo convinse ad uscire dal partito nel 2013.
Qui è iniziato il calvario dell’ex centravanti, che ha pagato alcune frasi su Erdogan e sul figlio Bilal, ma soprattutto la rottura tra lo stesso Presidente e Fethullah Gulen, il predicatore che vive negli Stati Uniti accusato di terrorismo dal governo turco. Dopo il congelamento dei beni il trasferimento negli Stati Uniti nel 2015 è stato inevitabile, eppure neppure negli Usa Sükür ha trovato pace subendo intimidazioni di vario tipo dopo aver aperto un esercizio in cui vendeva caffè.
Colpito da un mandato d’arresto emesso il 12 agosto 2016 con l’accusa di essere vicino a un gruppo terroristico a seguito del tentato colpo di stato del 16 luglio contro il presidente Erdogan, Sükür non si dà pace: “Quale sarebbe stato il mio ruolo? Fino a oggi nessuno è stato in grado di spiegarlo – spiega -. Ho fatto solo cose legali nel mio Paese. Possono indicare quale crimine avrei commesso? No, sanno solo dire traditore e terrorista. Sono un nemico del governo, non dello Stato o della nazione turca. Adoro la mia bandiera e il nostro Paese”.
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