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La testimonianza straziante di Jenni Hermoso al processo contro Rubiales per il bacio: "Violentata". La verità scabrosa

L'ex presidente a processo davanti alla Audencia Nacional che ha interrogato la calciatrice vittima di un bacio indesiderato e di pressioni che hanno viso il coinvolgimento dei vertici federali

Ultimo aggiornamento:

Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Dietro a quel bacio in mondovisione che Jennifer Hermoso ha subito, stando alla sua corposa testimonianza in aula, ci sarebbero la pressione “insostenibile”, intimidazione che le hanno reso la vita impossibile, e la progressione emotiva e materiale che l’ha indotta a lasciare Madrid per rifugiarsi in Messico.

Come la stessa calciatrice, campionessa simbolo della Spagna vincente e modello da mutuare per il sostegno alla crescita del movimento, ha condiviso nel corso dell’udienza del processo a carico dell’ex presidente Luis Rubiales che le ha imposto un bacio per nulla innocuo, anzi. Quel gesto si è tradotto in un segno di violenza che ha consentito emergessero una serie di elementi.

Processo Rubiales: la testimonianza di Jennifer Hermoso

Jennifer Hermoso, nel corso della sua testimonianza, ha dovuto rivivere il pre e il post, in aula, davanti all’Audiencia Nacional, faccia a faccia con Luis Rubiales, l’ex presidente della Federcalcio spagnola imputato per aggressione sessuale e coercizione e minacce. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e ha fatto della campionessa mondiale un simbolo globale del MeToo del calcio femminile.

“Rubiales mi ha stretto la testa fra le mani e non ho potuto reagire in nessun modo. Ho sentito che il bacio era fuori contesto, che mi stava baciando il mio capo e questo non dovrebbe accadere in nessuna relazione di lavoro”, ha detto Hermoso alla corte. E ha negato che l’ex presidente del calcio iberico le avesse rivolto una richiesta, una “autorizzazione” e che vi fossero i presupposti verbali al consenso. “In quel momento non ho capito né ho ascoltato nulla, né ho avuto la possibilità di reagire”.

Fonte: ANSA

Luis Rubiales

La violenza subita in mondovisione

A questa punto della sua ricostruzione di quegli attimi visti dal pubblico, dai tifosi, a margine della premiazione di Sydney le ha domandato la pubblica accusa, Marta Durantez, se si fosse sentita violentata. “Sì”, ha replicato la capitana della Roja. “Mi sono sentita poco rispettata, umiliata come donna. Sentivo che in quel momento era stato macchiato uno dei giorni più felici della mia vita”, ha aggiunto.

Jenni è rimasta per due ore e mezza a fornire i dettagli del calvario dei giorni successivi e i fatti per i quali Rubiales rischia una condanna a due anni e mezzo di carcere, richiesta avanzata dalla Procura. Il potente ex presidente della Federcalcio fra il 2018 e il 2023, sospeso dalla Fifa e forzato dal Tribunale amministrativo dello Sport alle dimissioni, ha sempre sostenuto che fosse “un bacio fra amici” consensuale, e di essere vittima di una “caccia alle streghe”.

Dopo una serie di versioni contrastanti, nel settembre scorso ha rassegnato le proprie dimissioni e con lui, sul banco degli imputati, è finito anche l’ex allenatore della nazionale femminile Jorge Vilda e due dirigenti, Albert Luque e Ruben Rivera, che avrebbero fatto pressione per convincere la calciatrice ad avallare un comunicato della Federcalcio a favore di Rubiales e insabbiare quel che chiunque avesse visto la scena avesse intuito.

Le pressioni subite da Hermoso

Hermoso ha spiegato che già negli spogliatoi, dopo la finale e sul volo di rientro da Sidney in Spagna, quando i video con il bacio rubato erano già in tendenza mondiale sui social e nelle ricerche, Rubiales le aveva chiesto di fare una dichiarazione pubblica per giustificare la sua condotta, alla quale si era negata.

Poi erano venute, secondo l’ordinanza di rinvio a giudizio, le presunte pressioni sul fratello di Jenni, il calciatore Rafael Hermoso, esercitate dall’allenatore Jorge Vilda, con la minaccia di conseguenze sulla sua carriera professionale della calciatrice.

Infatti, la capitana ha confermato in aula che non era stata convocata nella partita successiva della Nazionale. Infine, le “insopportabili pressioni”, incluse le “minacce di morte, i messaggi di ogni genere”, per l’enorme ripercussione del caso. “Con la mia famiglia abbiamo dovuto lasciare Madrid perché la situazione era divenuta insostenibile”, ha spiegato l’attaccante, che attualmente gioca nel club Tigres in Messico.

Il ruolo della Federazione spagnola

“Nessuno nella Federazione si è degnato di chiedermi come mi sentissi. Mi sono sentita abbandonata dalla Federazione in quello che doveva essere il mio posto al sicuro”, ha detto aprendo un vaso di Pandora in cui si sono ritrovati abusi verbali e fisici, coercizione e aspetti sempre più sgradevoli.

Il prossimo 12 febbraio sarà il turno di Rubiales e degli altri imputati, chiamati a rispondere anche di quel che Hermoso ha affermato con convinzione davanti ai giudici.

La testimonianza straziante di Jenni Hermoso al processo contro Rubiales per il bacio: "Violentata". La verità scabrosa Fonte: ANSA

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