Roberto Mancini ha affidato il ricordo dell’amico Gianluca Vialli ai microfoni di Porta a Porta: “Gianluca mi disse che dovevamo vincere i Mondiali del 2026 e che sarebbe stato con noi. Sicuramente ci sarà molto vicino, speriamo di dedicargli presto una grande vittoria. Sono andato a trovare Luca l’ultima volta a Londra prima della fine dell’anno e avevo un po’ di paura. Si è svegliato, abbiamo riso, scherzato, abbiamo chiamato Lombardo. Mi ha detto ‘io sono sereno, stai tranquillo’, alla fine mi ha tirato lui su di morale. Era lucidissimo, ci siamo ritrovati come ci siamo lasciati: bene”.
Ll’abbraccio dopo i rigori di Wembley è diventato l’icona di un rapporto che va oltre lo sport: “E’ stato un abbraccio che ha racchiuso tutto, a livello sportivo e non solo. Non stava già bene, ma spero che quel momento lo abbia risollevato un po’, Luca è stato fondamentale per le nostre vittorie: quando parlava ai giocatori, raccoglievano tutto. Abbiamo vissuto molti anni insieme, forse gli anni più belli, quelli della gioventù. Ci siamo conosciuti e ci siamo amati come fratelli, e parlo con rispetto per i suoi fratelli. In questo momento non è facile, però penso che Luca vada ricordato anche per il ragazzo che era. Noi vivevamo in simbiosi: per alcuni anni abbiamo anche abitato assieme, poi vicini, mangiavamo a pranzo assieme e anche a cena, sono stati dieci anni intensi. Quando le nostre strade si sono divise non ci siamo sentiti per un po’, ma un amico è per sempre e quando ci siamo rivisti era come se ci fossimo visti il giorno prima. Ci siamo sempre divertiti, i ritiri erano i momento più belli: sono contento di essere stato suo amico”.
E l’amico ha differito la notizia della malattia: “Non mi ha parlato della sua malattia all’inizio per non farmi soffrire, l’ha fatto nel 2019. Mi disse che si stava curando, era positivo perché è sempre stato un combattente. Da quel giorno sono cambiate tante cose, il tempo passava e speravo ci fosse un miracolo”.