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Marco Piccinni, addio al calcio in punta di piedi: "Monopoli sempre nel cuore"

Il centrocampista classe 1987 ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: capitano e condottiero del club pugliese, è fresco di eliminazione dai playoff di serie C. Le toccanti parole del commiato

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Va bene così. Marco Piccinni ha detto basta con il calcio giocato. Il capitano del Monopoli, 36 anni compiuti il 19 aprile, dopo 19 stagioni, 433 presenze (118 in 4 campionati col Monopoli; 2 in Serie B con la maglia del Bari) e 20 gol segnati cambia vita.

Un episodio chiave, dietro la decisione di smettere di giocare: “Ho subito troppi infortuni negli ultimi tempi. Ma non è questo il motivo del mio ritiro. Le mie figlie hanno chiesto a Dio di non farmi più infortunare. Se lascio, lo devo anche a loro”.

L’abbraccio del Monopoli a Marco Piccinni

Piccinni è voluto uscire di scena in punta di piedi, a due giorni dall’eliminazione del Monopoli dai playoff, di cui si sente responsabile: “Ho perso un pallone in mezzo al campo e il Cerignola ha segnato. In quel momento ho visto tutto buio, avevo tolto la speranza ai miei compagni e ai nostri tifosi. Ma anziché commiserazione, rientrato nello spogliatoio ho percepito tanta riconoscenza per il percorso umano fatto assieme. E dopo il buio ho rivisto la luce”.

Pugliese, barese doc, il Monopoli nel cuore

La carriera di Piccinni si è sviluppata soprattutto in Puglia. Lui, barese doc, ha mosso i primi passi con il Bari, per poi farsi le ossa tra C2 e C1, al Noicattaro e al Brindisi. Quattro anni ad Andria, titolare quasi inamovibile, due stagioni al Potenza e il ritorno in Puglia, nel 2019, al Monopoli, di cui è diventato capitano con pieno merito.

Piccinni non si è mai risparmiato, ha vissuto stagioni indimenticabili con il biancoverde addosso: “Sono stato un normale giocatore di Serie C, anzi di Serie C girone C, ma riconosco di essere stato un campione nei rapporti umani. Sono quelli che ti permettono di rialzarti nei momenti bui. Nell’anno del Covid abbiamo chiuso la stagione al terzo posto, senza quel virus saremmo arrivati secondi e chissà cosa sarebbe successo. A Monopoli ho vissuto momenti speciali che porterò sempre nel cuore”.

“Balbuziente, insicuro: il calcio mi ha trasformato”

Riavvolto il nastro dei ricordi, la mente torna a quand’era bambino: “Da piccolo ero balbuziente e insicuro, ma il calcio mi ha trasformato, fino a farmi diventare capitano. Ci sono state notti, dopo le vittorie, in cui ho dormito sereno; altre, dopo le sconfitte, come l’ultima con il Cerignola, in cui non ho chiuso occhio. Quando ho iniziato a giocare ero solo un adolescente, ora sono padre di due figli”.

Il bellissimo ricordo di Piacenza

Tante le esperienze formative, come quella a Piacenza, breve e sfortunata: solo 6 mesi, da gennaio a giugno 2012, terminata con una retrocessione: “Un’altra fotografia della mia carriera. Invece di contestarci per il risultato negativo, la gente riconobbe il nostro impegno. Fu una delle massime espressioni di sport vissute nella mia carriera”.

Il futuro di Piccinni: ancora Monopoli?

Ora bisogna pensare al futuro, ricco di incognite. Piccinni ci va cauto, non ha assolutamente intenzione di affrettare i tempi, dopo una vita spesa a correre in campo vuole godersi un po’ di meritato riposo: “Parlare di incarichi è prematuro, ho costruito percorsi paralleli al calcio che dovrò valutare. Rimanere a Monopoli mi farebbe piacere, ma dipende dalla società”.

Carmine Roca

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