Le lamentele non erano affatto superflue, ma esplicative di uno stato di evidente difficoltà di resistenza e di gioco, almeno per quanto riguarda il tennis. Da Djokovia a Medvedev al nostro Fognini, una lunga sequenza di nomi illustri del ranking mondiale ha palesato l'impossibilità di giocare a questi livelli di calco e umidità. L'ultima vittima di questo stato delle cose è stata ala spagnola Paula Badosa, finita su una sedia a rotelle, con un telo sulla testa e una borsa di ghiaccio sulle gambe. Così si è conclusa l'Olimpiade di questa tennista, che a Tokyo si è ritirata per un colpo di calore dopo aver perso 6-3 il primo set dei quarti di finale contro la ceca Marketa Vondrousova.
La ventitreenne spagnola nata a New York, numero 29 al mondo, ha accusato un malessere mentre si preparava al cambio di campo per l'inizio del secondo set e ha chiesto assistenza medica: le borse del ghiaccio posate sul collo non sono bastate e dopo pochi minuti ha deciso di ritirarsi, ricevendo un abbraccio dalla sua avversaria, numero 42 del ranking, reduce dalla straordinaria vittoria contro lìeroina di casa, la giapponese Naomi Osaka, reduce da una vicenda molto complessa e sgradevole al Roland Garros. Una storia di depressione e di scelte, che sta rivoluzionando il mondo del tennis e della comunicazione da parte degli atleti.
A provocare e a scatenare la reazione da parte dell'organizzazione le dichiarazioni di Daniil Medvedev, numero 2 al mondo che dopo aver eliminato Fabio Fognini all'Ariake Tennis Park, con una temperatura registrata di 31 gradi e un tasso di umidità del 72% ha usato parole forti. "Io posso finire il match, ma posso morire. E se muoio chi si prende la responsabilità?", ha detto nelle interviste post partita
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