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Superlega, Laporta continua a difendere il progetto

Come prevedibile, la questione Superlega non può essere accantonata cosi facilmente, e del progetto si continuerà a parlare per parecchio tempo.

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Superlega, Laporta continua a difendere il progetto Fonte: Getty Images

Il progetto Superlega sembra ormai praticamente naufragato, nonostante ancora 3 club siano formalmente all’interno del progetto (Juve, Barca e Real Madrid) e nonostante l’impossibilità della UEFA di sanzionarli. 

Il presidente del Barcellona Joan Maria Laporta, rieletto in primavera alla presidenza del club succedendo a Bartomeu, ha rilasciato un’intervista a La Vanguardia in cui ha raccontato come la Superlega fosse un progetto ereditato dalla gestione precedente del Barcellona:

“Ma non c’era nulla di firmato. Mi hanno presentato i documenti e, data la situazione economica e ciò che rappresentava, ottenere un credito da JP Morgan di 3.500 milioni per il Barça, che era nel gruppo dei top…[…] Ho chiesto di firmare se fosse stato concordato che l’avremmo sottoposta all’approvazione della nostra assemblea”.

Viene chiesto a Laporta il perchè si dovrebbe appoggiare una Superlega, con tutti i problemi di meritocrazia che essa comporta:

“Il pubblico sta andando giù, e il modo in cui i giovani guardano il calcio, pure. Dobbiamo fare qualcosa di più attraente. Alcuni club erano spaventati, i club nelle mani di uomini d’affari stranieri soccombevano alle minacce della UEFA e del primo ministro britannico. Ma manteniamo il rapporto con questi club perché tutti vedono molto chiaramente ciò che deve essere fatto. Juventus, Real Madrid e noi abbiamo mantenuto la posizione. La UEFA, che tanto ci ha minacciati, non ci sanzionerà. I tribunali sono d’accordo con noi”.

La domanda finale, poi, è veramente esplicita: Come si fa a difendere una competizione chiusa, che annulla la meritocrazia, che lascia fuori paesi di grande tradizione come l’Olanda o il Portogallo? A questa domanda, Laporta risponde attaccando di nuovo duramente Ceferin, presidente della UEFA, senza però nominarlo direttamente:

“I tifosi meritano una spiegazione, non l’abbiamo spiegata bene. Questo era un formato che inizialmente sarebbe durato due o tre stagioni. Ci sarebbero state promozioni, retrocessioni, si sarebbero seguiti i campionati… La piramide del calcio avrebbe continuato ad esistere, ma tutto ciò non è stato spiegato in dettaglio perché la reazione è stata tipica di colui che ha un potere e vuole tenerlo comunque, con la coercizione, con gli insulti … tutto questo doveva essere parte di un dibattito sereno. Se vogliamo che il calcio sia più attraente e sostenibile, dobbiamo andare in questa direzione. Ce l’ho chiarissimo”.

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