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Tokyo 2020 a porte chiuse: la rabbia di Yoshida

Il difensore della Sampdoria, capitano dell'Olimpica del Giappone, si sfoga contro la decisione di non ammettere il pubblico alle gare: "I nostri soldi hanno finanziato l'organizzazione dei Giochi: a cosa servono le gare senza pubblico?".

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Tokyo 2020 a porte chiuse: la rabbia di Yoshida Fonte: Getty Images

Maya Yoshida sarà uno dei pochi, appena sei, rappresentanti della Serie A che disputeranno il torneo di calcio a Tokyo 2020.

Il difensore della Sampdoria, capitano e fuori quota del Giappone, non ha nascosto la propria rabbia per la decisione delle autorità di far disputare i Giochi a porte chiuse, valutazione giunta dopo quella, già deliberata negli scorsi mesi, di vietare l’arrivo di spettatori stranieri.

Neppure i fans giapponesi potranno assistere alle gare e Yoshida non l’ha presa bene: “Credo che tanti soldi delle nostre tasse siano serviti a finanziare questa Olimpiade. Ma, nonostante questo, le persone non potranno andare a seguirle dal vivo. Allora mi chiedo a cosa servano questi Giochi, perché è chiaro che noi atleti vorremmo giocare, o gareggiare, davanti ai tifosi”.

Lo sfogo di Yoshida prosegue con un appello a rivalutare la decisione: “Le nostre famiglie si sono sacrificate e hanno dovuto sopportare tante cose – dice ancora il nippo-sampdoriano -, e ci hanno sempre appoggiato mentre facevamo il nostro lavoro in Europa. Ma adesso, qui, non stanno competendo solo gli atleti, e i giocatori, ma anche i membri delle nostre famiglie, ognuno di loro. Quindi, se nemmeno loro possono assistere alle partite rimane la domanda: ‘a cosa serve tutto questo?’. Spero davvero che certe decisioni vengano riconsiderate

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