Un nuovo caso di (presunto) doping scuote il mondo dell’atletica mondiale. La keniana Ruth Chepngetich, primatista femminile della maratona, ha annunciato di essersi autosospesa dopo essere finita sotto indagine per aver violato una norma antidoping, con particolare riferimento al ritrovamento nelle sue analisi di un tipo di diuretico (l’idroclorotiazide) che tratta ritenzione idrica e ipertensione, ma che più volte è stato utilizzato da alcuni atleti per nascondere l’uso di sostanze dopate all’interno dei controlli delle urine.
- La ricostruzione: il test positivo è del 14 marzo
- Cos'è l’idroclorotiazide e perché è considerato proibito
La ricostruzione: il test positivo è del 14 marzo
Chepngetich, 31 anni da compiere il prossimo 8 agosto, da qualche anno a questa parte è il principale riferimento mondiale sulla distanza più iconica di tutti, vale a dire i 42.170 metri della maratona. E quando lo scorso 13 ottobre a Chicago ha centrato il record all time, prima donna di sempre ad abbattere il muro delle due ore e 10 minuti (2h 09’ 56”) in tanti l’hanno incensata con tutti gli onori del caso.
La sospensione volontaria dell’atleta keniana, però, solleva più di un dubbio sulla sua integrità come atleta, anche se qualunque sarà la decisione presa dai tribunali sportivi (va da sé che prima dovranno essere portate a compimento le indagini del caso) il record stabilito a Chicago non verrebbe intaccato, essendo precedente all’avvio delle indagini e soprattutto al periodo nel quale è stato rinvenuta la sostanza (il campione sarebbe stato prelevato lo scorso 14 marzo).
La notifica delle indagini da parte dell’Athletic Integrity Unit (l’organismo indipendente che si occupa di controllare eventuali violazioni nell’atletica leggera) è arrivata soltanto ad aprile inoltrato, a pochi giorni dalla Maratona di Londra del 27 aprile nella quale era tra le atlete più attese, ma alla quale diede forfait all’ultimo momento. Adesso, tutti sanno perché lo fece, dopo che in pochi crederono alla storiella dell’infortunio.
Cos’è l’idroclorotiazide e perché è considerato proibito
L’auto sospensione è stata comunicata direttamente da Ruth ai vertici AIU, che per tutta risposta nella giornata di giovedì 17 luglio hanno annunciato la sospensione “ufficiale”. Per il momento Chepngetich non potrà partecipare ad alcuna competizione (mondiali di Tokyo inclusi), ma potrebbe comunque decidere di fare appello a un tribunale sportivo disciplinare per chiedere di poter gareggiare, seppure sub judice (cioè col rischio di cancellazione dei risultati retroattiva).
L’idroclorotiazide, la sostanza che ha portato alla sospensione, è un diuretico che di per sé non è dopante ma che può essere usato per mascherare altre sostanze dopanti, motivo per cui il suo uso è vietato dalla WADA, secondo la quale la soglia oltre la quale viene segnalata la presenza di idroclorotiazide è di 20 nanogrammi per millilitro. Nel test fatto il 14 marzo scorso su Chepngetich ce n’erano 3.800 nanogrammi per millilitro, motivo per cui l’atleta stessa ha preferito chiedere una verifica supplementare di indagine. Rischia due anni di squalifica.