Un anno fa ci lasciava Diego Armando Maradona. Uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. Un uomo, prima che un calciatore, con i suoi pregi e difetti, capace di far sognare due popoli così lontani ma così simili: gli argentini e i napoletani.
L'eroe di tutti gli argentini e del Mondiale del 1986, con cinque reti e cinque assist, ma soprattutto protagonista unico di una partita contro l'Inghilterra che resterà eternamente negli annali. Bastano due espressioni: mano de Dios e Gol del Secolo.
Eroe degli argentini, ma anche dei napoletani: nel 1984 Maradona sceglie a sorpresa il Napoli, una squadra che nella sua storia non aveva vinto quasi nulla. Una sfida unica e difficile per un campione che avrebbe potuto scegliere squadre molto più blasonate.
E invece a suon di gol impossibili anche solo da pensare, con classe, sofferenza e nonostante qualche problema fuori dal campo, Diego porta il Napoli e la sua Napoli nell'olimpo del calcio italiano.
Due scudetti, i primi della storia azzurra, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa UEFA per Dieguito, capace di far sognare un popolo intero che fino a quel momento aveva poco o nulla a cui appigliarsi e a cui credere.
Con il suo Napoli segna 115 gol in 259 presenze, restando a lungo il miglior matcatore assoluto della storia azzurra, superato solo nei tempi recenti da "Ciro" Mertens e Marek Hamsik.
Poi 365 giorni fa, come un fulmine a ciel sereno, mentre il mondo lotta a fatica con la pandemia, arriva la notizia della morte di Maradona. Immediatamente la sua gente si riversa all'esterno del San Paolo: uno stadio che, a furor di popolo, da quella sera porterà per sempre il suo nome.
Dall'altro lato del mondo, il dolore è uguale. Migliaia di argentini sono sconvolti e si incanalano in rispettoso silenzio in una chilometrica fila all'interno della Casa Rosada per l'ultimo commosso saluto al Pibe de Oro.
In Argentina sono proclamati tre giorni di lutto nazionale per omaggiare l'argentino per eccellenza.
Anche Napoli proclama il lutto cittadino. E il giorno dopo la scomparsa del fuoriclasse argentino, è tempo di scendere in campo. Allo Stadio Maradona per l'ultima volta viene indossata dai giocatori del Napoli la maglia numero 10: da quel momento, sarà indissolubilmente legata al suo D10S.
Sui tabelloni dell'ex San Paolo, nel silenzio reso ancora più surreale e assordante dall'assenza dei tifosi, campeggia in alto il viso di Diego, l'uomo che ha "salvato" Napoli e i napoletani.
Tanti gli omaggi da tutto il mondo dello sport. Prima del momento iconico, tribale, quasi mistico della Haka, gli All Blacks depositano in mezzo al campo una maglia nera con il numero 10 e il nome "Maradona". Un tributo riservato solo ai migliori.
Ma il mito di Diego Armando Maradona resterà sempre eterno, racchiuso in un attimo o in un'immagine. Con il suo talento fuori dal comune e i suoi errori che lo hanno reso fin troppo umano, il ragazzo che aveva due sogni, giocare il Mondiale e poi vincerlo, è stato, è e sarà unico in tutto e per tutto.
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