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Vasco Bergamaschi e un'impresa dimenticata

Il mantovano, gregario di Learco Guerra, vinse il Giro d'Italia del 1935. Una Corsa Rosa rimasta nella storia.

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Vasco Bergamaschi e un'impresa dimenticata Fonte: 123RF

C’è una storia legata a un corridore mantovano e al Giro d’Italia, la cui edizione numero 101 sta per prendere il via. E l’ha raccontata la ‘Gazzetta di Mantova’. Si chiamava Vasco Bergamaschi, ma per tutti era ‘Singapore’: vinse la Corsa Rosa nel 1935. Occhi schiacciati e viso dai lineamenti asiatici, per questo il soprannome esotico. Ma lo chiamavano pure Fornaio Volante, perché di mestiere faceva il garzone per un panificio nella sua San Giacomo delle Segnate. Lo scoprì Learco Guerra e quell’amicizia lo portò nell’Olimpo del ciclismo. Diventò il gregario di riferimento della ‘Locomotiva’, uno scudiero fidato.

“Nella tarda primavera del 1935 però successe qualcosa di incredibile – si legge sul quotidiano virgiliano -. Prima tappa del Giro da Milano a Cremona. Bergamaschi lancia la volata per Guerra, il campione non è in giornata e lui, Singapore, vince e indossa la maglia rosa. Era quasi in colpa sul podio per non aver atteso il capitano-amico. Bergamaschi perse poi il titolo di leader per cinque giorni, prima di una tappa che divenne leggenda. Da Civitanova all’Aquila con arrivo in salita. Dal gruppo esce un ragazzino che nessuno conosce, Gino Bartali. Stacca tutti Ginettaccio, Bergamaschi ottiene il via libera da un Guerra in crisi e limita il passivo, indossando di nuovo la rosa. Non la mollerà più quella maglia, incrementando il vantaggio sui rivali nella lunghissima Roma-Firenze di 317 chilometri. Guerra lo scortò nei panni del gregario. All’epoca i premi in denaro ai vincitori venivano divisi tra i membri della squadra e quindi il capitano accettò di buon grado di offrire il suo aiuto. Quel Giro del 1935 si chiuse a Milano il 9 giugno, con Bergamaschi in trionfo davanti a Martano (staccato di oltre 3 minuti) e Olmo (a 6 primi). Fu la sua grande impresa, il sogno di una vita. Nel resto della carriera tornò nelle retrovie, imponendosi però nella 13esima tappa del Tour de France a Nimes (sempre nella stagione d’oro 1935)”.

“Quel Giro del 1935 divenne una sorta di pietra miliare del ciclismo. Dopo il 1935 il ciclismo cambiò. Vennero alla luce due stelle cristalline (Bartali prima, Coppi poi) che cambiarono radicalmente il modo di interpretare le corse di più giorni, infiammando il pubblico sulle salite. Bergamaschi resta nella storia come l’ultimo vincitore del Giro degli albori. Vasco Bergamaschi morì a Sermide nel 1979 all’età di 70 anni” riferisce ancora ‘La Gazzetta di Mantova’.

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