Quel conto è rimasto in sospeso: dopo Melbourne, anche a Wimbledon il disco rosso sulla strada di Lorenzo Sonego l’ha messo Ben Shelton, che come a gennaio agli Australian Open ha piegato il torinese in quattro set, guadagnandosi i quarti di finale sull’erba londinese, dove adesso troverà a sfidarlo uno tra Jannik Sinner e Grigor Dimitrov. Dovesse essere l’altoatesino il rivale, sarebbe lo stesso canovaccio già visto in Australia cinque mesi e mezzo fa. Ma intanto fa male dover salutare una delle versioni più brillanti di Sonego, che dopo aver dominato nel primo set ha pagato a caro prezzo il ritorno del talento americano.
- Battaglia vera, ma Sonego paga le fatiche con Nakashima
- Shelton, quel tiebreak è da mostrare in mondovisione...
- Sonego è restio ad arrendersi, ma capitola sul più bello
Battaglia vera, ma Sonego paga le fatiche con Nakashima
Shelton è stato bravo a buttarla anche un po’ in “caciara” (non una novità), ma soprattutto è stato lesto a sfruttare le poche opportunità che Sonny gli ha lasciato. Qualche rimpianto è lecito accamparlo: Lorenzo ha vinto con autorità il primo set, riuscendo anche a salvare due palle break che avrebbero rimesso in pista Shelton dopo che nel quarto gioco aveva sfruttato mirabilmente la prima palla break avuta a disposizione.
Poi ha tenuto percentuali importanti al servizio, ma a lungo andare ha dovuto subire il ritorno dello statunitense, che non appena ha aggiustato la battuta e ha cominciato a rispondere aggressivo ha lasciato poco spazio alle iniziative dell’italiano. Il secondo set in questo senso è stato un manifesto di superiorità tecnica e tattica: sull’1-1 e 15-40 Shelton ha cambiato letteralmente marcia, infilando cinque giochi consecutivi e costringendo Sonego a giocare costantemente sulla difensiva, rischiando spesso e volentieri col dritto.
Shelton, quel tiebreak è da mostrare in mondovisione…
La stanchezza fisica dovuta alla maratona con Nakashima in qualche modo diventa un fattore nella partita di Lorenzo, che riparte col piglio giusto nel terzo set fino a quando si fa brekkare nuovamente nel settimo gioco, guarda a caso ancora in un game nel quale commette un doppio fallo (è una costante di tutti i giochi persi al servizio).
Shelton pare destinato a fare un sol boccone, ma questa non è una partita per cuori deboli: game chilometrico e controbreak di Sonny, che si rianima e tiene bene il servizio nei due turni successivi. Si va al tiebreak, dove però stavolta non c’è proprio storia: l’americano parte forte, trova subito un minibreak con un passante al corpo e poi trova il 4-0 sfruttando un dritto fuori misura del torinese. Che trova l’unico punto del tiebreak cercando di riaprire i conti, ma Shelton al servizio è una sentenza e si fa bastare il primo dei 5 set point accumulati (tiebreak giocato a un livello stratosferico).
Sonego è restio ad arrendersi, ma capitola sul più bello
Sonego ha una forza d’animo eccezionale: si rialza e si rimette in carreggiata, alzando notevolmente le percentuali al servizio e portando la partita al dodicesimo gioco, quello che però gli costa caro: parte 0-30, si ritrova 15-40 e con un altro errore non forzato cede dopo tre ore di battaglia.
Il tabellone recita 3-6 6-1 7-6 7-5 a favore di Ben, che mette meno prime in campo (67% contro 75%) ma che domina con la seconda (68% contro 52%). Piccoli dettagli, oltre a un tiebreak giocato come si fa solo in paradiso: doveva andare così, ma Sonego ancora una volta esce a testa altissima.