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Addio a Nestore Morosini, giornalista della grandiosa Formula 1

Si è spento a 83 anni, vittima del Covid, uno dei giornalisti più importanti per il Corriere della Sera e per il calcio, la F1 e i motori: Nestore Morosini

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Addio a Nestore Morosini, giornalista della grandiosa Formula 1 Fonte: Screenshot tratti da facebook

Per chi ha avuto l’opportunità e il privilegio di incontrare Nestore Morosini, sarà sempre e solo Nestore. Perché un individuo così empatico, carico di simpatia umana, immediatezza non poteva che travasare con sapiente e artigiana cura il suo talento e queste qualità in un racconto giornalistico sempre avvincente, denso di notizie e di dettagli che rendevano quel pezzo, il suo pezzo, sempre diverso rispetto agli altri. E sapersi fare una figura prossima, vicina, animata dalla medesima passione che agitava quanti attendevano il suo articolo sul Corriere della Sera, il suo giornale.

A 83 anni era ancora un ragazzo, con l’esperienza e la profondità di visione della maturità. Nonostante l’età anagrafica suggerisse altro, Nestore rimaneva quel tipo di ragazzo, di quelli che amavano oltre ogni comprensione, per chi non è un frequentatore di redazioni, la notizia che doveva ancora cogliere. Abile e appassionato, scriveva ancora oggi di motori, Formula Uno e di Inter, sua grande passione, per cui animava una community di tifosi sui social con cui si confrontava in maniera diretta ma pacata. Da amico, con l’autorevolezza riconosciuta da chi ne ammette la competenza e l’essere davvero dentro alle cose.

Era un giornalista della carta che non si era limitato a questo. La televisione aveva imparato a conoscerla e a usarla, idem dicasi per il Web verso cui ha nutrito e alimentato interesse, quasi curiosità anche verso temi più tecnici, proponendo esclusive e anticipazioni e poi sciogliere tutto nel rituale del caffè e dell’invito allo stadio.

Di aneddoti e notizie, sapeva inondare anche chi non aveva dimestichezza con l’ambiente dei motori che aveva inventato dal punto di vista editoriale nel quotidiano a cui era legato in maniera profonda, il Corriere della Sera, che gli ha dato molto e che ha contraccambiato anche e molto di più, se possibile.

Forse è perché era un generoso, che i piloti diventavano suoi amici e riusciva a cogliere le sfumature che solo un grande inviato poteva leggere e seguire, tramutandole in scoop (termine desueto, ormai, e quasi romantico) che sono rimasti nella storia del giornalismo e del suo giornale. Enzo Ferrari e Lauda, Rivera, le anticipazioni sulle nuove auto che sarebbero arrivate sul mercato.

Il Covid lo ha interrotto quando stava per chiudere un’altra stagione di bilanci e preparando l’ennesima analisi sapiente e puntuale sull’andamento del Mondiale, sulla Ferrari, su Lewis Hamilton. Perché il pezzo migliore, per quelli come lui, è sempre quello ancora da scrivere.

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