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Paura e sconcerto per la sorte del calciatore Amir Nasr-Azadani: condannato a morte in Iran

A rivelare quanto sta accadendo l'emittente britannica BBC in lingua farsi: l'ex giocatore sarebbe stato arrestato a novembre e potrebbe essere giustiziato

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Non si placa l’ira del regime iraniano contro quanti hanno protestato o hanno mosso una qualche espressione di opposizione. Così è stato per Amir Nasr-Azadani, 26 anni, che fino al 2020 ha giocato a calcio nei campionati professionistici iraniani. Il suo profilo Instagram lo presenta ancora con maglia e pantaloncini, in divisa pronto ad allenarsi.

Un passato lontanissimo dall’oggi: a fine novembre è stato arrestato, con le accuse di tradimento e di essere un membro di un “gruppo armato e organizzato che opera con l’intenzione di colpire la Repubblica islamica” e stando a Bbc in farsi, è stato condannato a morte dal Tribunale di Isfahan, città di due milioni di abitanti circa 350 chilometri a sud della capitale Teheran.

Iran, la sorte toccata al calciatore Amir Nasr-Azadani

La magistratura della Repubblica islamica aveva annunciato, nei giorni scorsi, che Mohsen Shekari – arrestato nell’ambito delle manifestazioni che, da quasi tre mesi, chiedono maggiori libertà in Iran – è stato giustiziato. La sua sarebbe la prima esecuzione di un manifestante, dall’inizio delle proteste anti-governative nel Paese, scattate a metà settembre dopo la morte, in custodia della polizia morale, di Mahsa Amini la cui unica colpa sarebbe stata quella di aver indossato in maniera inappropriata il velo.

A questo fatto sconvolgente si aggiunge l’agghiacciante esposizione di quanto sta accadendo in Iran da parte della stampa britannica, in particolare del Guardian che ha riportato di attacchi da parte delle forze di sicurezza iraniane che stanno prendendo di mira le donne durante le proteste contro il regime, sparando ai loro volti, ai seni e ai genitali.

L’autorevole media inglese ha riferito ciò che medici e infermieri hanno testimoniato: gli operatori hanno rilevato di assistere i manifestanti in segreto e che le donne spesso arrivavano con ferite diverse rispetto agli uomini, colpiti invece alle gambe, alle natiche e alla schiena.

Nonostante la censura in Rete abbia nascosto gran parte della sanguinosa repressione dei manifestanti, le foto fornite dai medici al Guardian hanno mostrato ferite devastanti su tutto il corpo, conseguenza di colpi esplosi a distanza ravvicinata.

L’esecuzione di Shekari in Iran

Per quanto riguarda Shekari, la Bbc nella sua edizione in farsi, ricorda che un tribunale rivoluzionario lo aveva giudicato colpevole del reato di “guerra contro Dio” per aver bloccato una strada “con l’intento di creare terrore e uccidere” e aver ferito “intenzionalmente”, con un’arma da taglio, un membro della forza paramilitare dei Basij, mentre era in servizio. Secondo la magistratura, l’imputato avrebbe confessato. La sentenza era stata poi confermata dalla Corte Suprema.

Ad annunciare l’esecuzione è stata l’agenzia di stampa legata alla magistratura iraniana, Mizan. La notizia arriva mentre altri detenuti rischiano la pena di morte per il loro coinvolgimento nelle proteste, diventate una delle sfide più serie alla teocrazia iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Gli attivisti avvertono che anche altri manifestanti potrebbero essere presto giustiziati: sono almeno sette le persone arrestate nell’ambito delle manifestazioni e finora condannate alla pena capitale.

La reazione di indignazione da parte di Amnesty e di Giorgia Meloni

“Bisogna rispondere in modo forte, con misure concrete a livello internazionale, all’esecuzione di Mohsen Shekari, altrimenti dovremo affrontare esecuzioni quotidiane di manifestanti”, ha scritto Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo di attivisti Iran Human Rights con sede a Oslo.

Per il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, sono oltre 30 le persone che rischiano la stessa fine.

“Avevamo messo in guardia che in Iran, insieme ai morti nelle strade, ci sarebbero stati morti sul patibolo. Un’altra trentina rischiano l’impiccagione. Cosa attende la comunità internazionale, compreso il governo italiano, a esprimere il massimo della protesta?”.

Interviene anche il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni.

“Il governo italiano è indignato di fronte alla condanna a morte di Moshen Shekari, giovane che si era unito alle manifestazioni per la libertà in Iran – ha dichiarato -. Questa inaccettabile repressione da parte delle autorità iraniane non può lasciare indifferente la comunità internazionale, e non potrà fermare la richiesta di vita e libertà che viene dalle donne e dai giovani iraniani”.

Fonte: Getty Images

La protesta dimostrativa sugli spalti durante la partita dell’Iran

Il destino incerto di Amir Nasr-Azadani

Tra costoro potrebbe esserci anche il giovane calciatore iraniano. Il giudice Asadollah Jafari ha detto che l’ex calciatore è “uno dei nove imputati nel caso in cui tre agenti di sicurezza sono stati martirizzati durante i disordini del 25 novembre”, secondo quanto riporta RaiNews.

Tra le altre accuse, la corte contesta al giovane atleta l’appartenenza a bande illegali che operano con l’intento di colpire la sicurezza del paese e della società e crimini contro la sicurezza”, ossia “assistenza in guerra”. Alcuni ex atleti e calciatori iraniani, tra cui Ali Karimi e Mehdi Mahdavikia, hanno chiesto il suo rilascio.

Parrebbe aprirsi invece uno spiraglio per Mahan Sedarat Madani, 23 anni, condannato “per aver mosso guerra a Dio”, la cui esecuzione sembrava in questi giorni imminente. L’agente Mohammad Reza Qonbartalib, che aveva sporto denuncia, ne ha annunciato su Twitter “la sospensione e il rinvio” dell’esecuzione della condanna a morte per il giovane che ieri sembrava essere imminente. Ha affermato di aver perdonato l’accusato e si è detto intenzionato a fermare la sua condanna. La magistratura per ora non conferma

Intanto altri due condannati a morte, Mohammad Broghani e l’attore di teatro Hossein Mohammadi, rischiano di essere uccisi molto presto, secondo quanto denunciano diversi gruppi a difesa dei diritti umani. In tutto, dovrebbero essere una decina le persone condannate alla pena capitale ancora in vita, altre 15-20 rischiano a breve la medesima sentenza: il condizionale è d’obbligo, viste le difficoltà di verificare l’effettivo numero.

I numeri delle proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Almeno 458 persone sono state uccise nella repressione delle manifestazioni, secondo Iran Human Rights, e almeno 14mila sono state arrestate a quanto sostiene l’Onu. Amnesty International ha contato 44 morti tra bambini e adolescenti: feriti a morte da proiettili sparati da distanza ravvicinata, colpiti negli organi vitali, soffocati dai gas lacrimogeni.

Vittime innocenti di una repressione che persiste, ormai, da mesi e che è stata denunciata anche in Qatar sugli spalti dai tifosi iraniani e dagli stessi calciatori, costretti a cantare l’inno.

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