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Mondiali Qatar 2022: i giocatori dell'Iran costretti a cantare l'inno, tensioni e proteste sugli spalti

Scene drammatiche sugli spalti, mentre i calciatori iraniani hanno intonato l'inno probabilmente dopo essere stati costretti a seguito del silenzio contro l'Inghilterra

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Surreale questo avvio della sfida che segna la seconda giornata della fase a gironi ai Mondiali in Qatar, che ha avuto ufficialmente inizio oggi con la partita tra Galles e Iran, segnata da una vigilia politica intensa, dibattuta e densa di contestazioni civili ma necessarie, per esaltare la situazione che vivono gli iraniani che protestano da più di due mesi.

E che ha indotto i giocatori a non cantare l’inno al debutto. Un gesto prepotente che, oggi, non si è ripetuto. In un clima surreale, mentre sugli spalti tifose in lacrime esibivano i segni della repressione, i calciatori hanno intonato l’inno.

Surreale inizio per i giocatori dell’Iran

L’undici titolare iraniano si è probabilmente ritrovato costretto a cantare l’inno, onde evitare pericolosissime ripercussioni; giocatori e tifosi erano visibilmente in lacrime, con questi ultimi che hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti del regime con fischi dal forte valore simbolico. Altrettanto significativo il volto, visibilmente rattristito di Sardar Azmoun, che più volte si era espresso contro il regime di Teheran e che ha esposto sé e la sua famiglia all’opinione pubblica e al rischio che ne segue per chiunque abbia preso posizione.

Il loro precedente rifiuto di cantare era una dimostrazione di solidarietà con i manifestanti nel loro paese d’origine, centinaia dei quali sono stati uccisi in scontri con i servizi di sicurezza governativi per la morte di Mahsa Amini, la giovane donna morta in custodia, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale di Teheran per come aveva indossato il velo.

Fonte: ANSA

La contestazione dei tifosi dell’Iran del pubblico

Ma molti tifosi iraniani, sugli spalti, hanno ancora mostrato di voler sostenere la causa e la protesta a sostegno del rispetto dei diritti umani e sulla condizione delle donne. E ciò nonostante quanto trapelava dai visi dei calciatori e dalla consapevolezza della linea adottata contro le proteste subite dai manifestanti che chiedono il rispetto degli elementari diritti umani: diritto all’istruzione, diritto allo studio, diritto al lavoro.

Le autorità del Qatar hanno contestato in particolare una tifosa, da quanto riferisce il Daily mail, che si era dipinta il viso di bianco, con lacrime di sangue che le sgorgavano dagli occhi. Ha mostrato una maglia da calcio iraniana con il nome di Mahsa Amini e il numero 22, la sua età quando è morta. Una immagine che scuote e pone la drammaticità degli eventi che stanno attraverso il Paese e la popolazione civile.

I funzionari della polizia del Qatar hanno anche contestato i tifosi che sventolavano bandiere iraniane con croci nere, confiscandoli mentre entravano nello stadio Ahmad Bin Ali. Le immagini sembravano mostrare la polizia che chiedeva ai tifosi di rimuovere le bandiere. Altri indossavano magliette con lo slogan del movimento di protesta che sta attraversando il paese, dopo la tragica morte di Mahsa: “Donna, vita, libertà”.

Fonte: Getty Images

Le testimonianze sulle contestazioni sugli spalti di Galles-Iran

Riporta il Daily Mail che una donna di 35 anni di nome Maryam, che come altri tifosi iraniani ha rifiutato di fornire il proprio cognome per paura di rappresaglie da parte del governo, ha iniziato a piangere mentre uomini urlanti suonavano i corni la circondavano e la riprendevano da vicino. Aveva le parole “Woman Life Freedom” dipinte sul viso.

Un’altra donna di nome Vanya, 21 anni, che vive in Qatar, ha detto di essere terrorizzata all’idea di tornare in Iran dopo quello che ha vissuto fuori dallo stadio venerdì. “Ho davvero paura per la mia sicurezza qui”, ha detto. Mentre un gruppo di tifosi che indossava cappelli decorati con il nome dell’ex calciatore iraniano Voria Ghafori, arrestato giovedì in Iran, ha dichiarato di essersi visto rubare il cappello da sostenitori del governo.

“È ovvio che la partita è diventata molto politicizzata questa settimana. Puoi vedere persone dello stesso paese che si odiano a vicenda’, ha detto Mustafa, un tifoso iraniano di 40 anni. “Penso che anche l’arresto di Voria abbia colpito molto la società iraniana”.

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