Mentre i calciatori dell’Iran ai Mondiali di Qatar 2022 si schierano accanto a chi protesta contro il regime teocratico di Teheran, quelli in patria pagano il prezzo della repressione: Voria Ghafouri, difensore del Foolad (squadra della città di Ahwaz) e attivista anti-governativo è stato arrestato da parte delle forze dell’ordine iraniane.
- Mondiali Qatar 2022: giocatore dell’Iran arrestato
- Mondiali Qatar 2022: l’esclusione di Ghafouri dall’Iran
- Mondiali Qatar 2022: il sostegno di Ghafouri a donne e curdi
Mondiali Qatar 2022: giocatore dell’Iran arrestato
Secondo quanto diffuso dall’agenzia di stampa Fars, il 35enne Ghafouri è stato arrestato ieri al termine dell’allenamento del Foolad e davanti al figlio maggiore, di appena 10 anni. L’accusa rivolta nei suoi riguardi dall’autorità giudiziaria è di “insulto e indebolimento della squadra nazionale di calcio iraniana e propaganda contro la Repubblica islamica”.
Mondiali Qatar 2022: l’esclusione di Ghafouri dall’Iran
Alla base di questa imputazione ci sarebbe il sostegno dato da Ghafouri alla protesta contro il Governo dell’Ayatollah Ali Khamenei, specialmente a partire dallo scorso maggio. In primavera, infatti, il terzino del Foolad – personaggio carismatico e molto seguito dagli appassionati di calcio iraniani – aveva sostenuto sui social la protesta contro l’aumento dei prezzi.
Secondo il blogger dissidente Hossein Ronaghi, Ghafouri avrebbe pagato la sua posizione politica con l’esclusione della nazionale che avrebbe partecipato ai Mondiali. “Nella Repubblica islamica lo sport è totalmente politico – scrisse Ronaghi – L’eliminazione degli atleti popolari ha lo scopo di coprire i crimini del governo”.
Mondiali Qatar 2022: il sostegno di Ghafouri a donne e curdi
L’esclusione dalla nazionale iraniana non è però riuscita a spegnere la passione politica di Ghafouri, che nelle ultime settimane era tornato ad attaccare il regime denunciando le violenze contro le donne e i manifestanti in piazza. Non solo: Ghafouri s’è schierato contro Teheran per l’uccisione di Masha Amini, la 22enne manifestante morta mentre era in custodia nelle mani della polizia per non aver indossato correttamente il velo.
Infine, il calciatore nato a Sanandaj, in Kurdistan, si era recato anche nella regione per tenere viva l’attenzione sulla repressione attuata dai pasdaran contro la popolazione curda. Il terzino era nei fatti un dissidente e un attivista e adesso familiari e conoscenti temono che il Governo di Teheran voglia fargli pagare il suo impegno civile e politico.