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Che fine ha fatto Giorgio Braglia, il Best di Napoli e Milan

Una beffa non aver raggiunto le 100 gare in serie A

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Il calcio lo aveva nel Dna. Il padre, Renato, cugino dei fratelli Sentimenti e primatista nelle presenze con la maglia del Modena, è stato calciatore in Serie A e lui, Giorgio Braglia, ha fatto anche meglio del papà, con un solo rimpianto. In serie A si è fermato a 99 partite, una in meno del traguardo che sognano tutti. Nato nel modenese, a Bomporto, un comune di poco più di 10mila abitanti, Braglia ha fatto una lunga gavetta in B (con Modena, Brescia e Foggia) poi annate in Serie A vissute da riserva (solo otto presenze e una rete in due anni con Roma e Fiorentina), prima del boom a Napoli. Con Vinicio in panchina nelle tre stagioni in azzurro disputò 80 partite di campionato, segnando 24 reti, la metà delle quali nel solo campionato 1974-75, che gli varranno il sesto posto nella classifica dei cannonieri. Braglia contribuì al secondo posto finale nella stagione 1974-75 e alla vittoria della Coppa Italia nell’anno successivo: suo uno dei quattro gol che gli azzurri segnarono al Verona nella finale dell’Olimpico.

CAVALLO PAZZO – Croce e delizia dei tifosi, hippie del pallone con il suo capello al vento in stile Beatles o meglio ancora George Best. “Feci crescere i capelli in onore del mio idolo George Best: motivo, questo, per cui non tifo per nessuna squadra italiana in particolare, ma il mio cuore batte per il Manchester United». I tifosi gli volevano bene, lo chiamavano “Cavallo pazzo”: “Braglia, Braglia, Braglia, Napoli a mitraglia”, il coro che partiva dalla curva anche se era famoso pure per i gol sbagliati: Braglia era in grado di saltare tutta la squadra avversaria per poi ciccare solo davanti al portiere. Dopo il periodo napoletano, Braglia venne ceduto nel 1976 al Milan. Se il suo contributo in campionato fu assai limitato con tre sole partite disputate, fu invece decisivo per la conquista della Coppa Italia nella stagione 1976-77, in cui si aggiudicò il titolo di capocannoniere con sei reti (a pari merito con il compagno di squadra Egidio Calloni) andando a segno anche nel derby in finale a San Siro contro l’Inter. Un gol che però non gli valse la conferma per la stagione successiva: nella sessione autunnale del calciomercato fece ritorno a Foggia dove l’annata fu negativa sia per Braglia (otto presenze e nessun gol). La sua avventura rossonera fu a dir poco frastagliata.

EPATITE ROSSONERA – Prese l’epatite e a Il Napolista ha spiegato di recente: “In realtà venni a Napoli per vedere la fidanzata dopo una partita a Roma, arrivai tardissimo e affamato e andai a mangiare cozze crude senza pensare che avrei potuto prendere l’epatite. È stata una rovina per me, sono rimasto fermo tre mesi e così la stagione è stata negativa. Dopo essere stato a Napoli vai a Milano e stai male. C’è il proverbio “Vedi Napoli e poi muori”, io sono morto calcisticamente a Milano. Braglia che chiuse la carriera da calciatore al Siracusa: in totale, 99 presenze e 24 gol in Serie A, 95 presenze e 19 gol in Serie B. Dopo aver smesso tornò nel modenese, dove vive tuttora a 72 anni, e ha lasciato completamente il mondo del calcio ma non la classica capigliatura lunga: “Se mi vedeste adesso, mi riconoscereste ancora”.

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