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Auguri Buso, dalla gloria alla Juve alle preghiere di Baggio

Esordì in A a 16 anni, oggi fa l'allenatore della Sangiovannese

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Auguri Buso, dalla gloria alla Juve alle preghiere di Baggio

Per il talento che aveva forse meritava una carriera ancora più ricca ma Renato Buso, che oggi compie 49 anni, non può comunque lamentarsi. Tra Juventus, Fiorentina e Napoli ha giocato (tanto) e ha vinto. Ha avuto compagni illustri, da Platini a Baggio, e da loro ha imparato tanto. Oggi fa l’allenatore alla Sangiovannese, anche se appena arrivò ci fu un brutto segnale. Rimase vittima di un incidente stradale con il suo motorino a Firenze, fratturandosi sette costole. Storia passata, come quella legata al suo arrivo alla Juve, nell’85. Nel campionato successivo, a soli sedici anni, esordisce in Serie A, contro la Fiorentina e in quella dopo, ad Ascoli, entra in campo al posto di Briaschi giusto in tempo per segnare il suo primo goal in maglia bianconera. Era la Juve di Platini: “Giocare accanto a Michel Platini è molto emozionante – raccontava – abituarsi ad ammirare certi campioni alla TV e poi, non dico conoscerli dal vivo, ma addirittura allenarsi e giocare con loro, è stato stimolante”. Robusto fisicamente, di buona tecnica, abile di testa e in acrobazia, Buso era un’ottima seconda punta, ma fargli difetto è stata forse la personalità, la cattiveria anche se con lui hanno dovuto sudare il doppio per giocare campioni come Rush e Altobelli.

LUI E BAGGIO – Dopo la Juve va a Firenze e qui trova Baggio. Tra i due si stabilisce subito un grande feeling anche se gli approcci furono singolari, come raccontò lui stesso: “L’allenatore Bruno Giorgi ci fissava la sveglia alle 6:30 per farci fare 3 allenamenti al giorno, Baggio programmava sempre la sveglia un’ora prima. Allora io gli dicevo: ‘Cosa ti svegli a fare alle 5? Lasciami dormire’. Lui mi disse: ‘Tranquillo, tu riposati, io devo alzarmi prima’. Dopo un po’ capii il perché: lo trovai in bagno in ginocchio a pregare. Un gesto che spiega benissimo il personaggio: semplice e con determinati valori sui quali non transigeva”. Dopo due stagioni lascia Firenze e comincia un lungo viaggio attraverso l’Italia, che lo porta alla Sampdoria, al Napoli, alla Lazio, al Piacenza, al Cagliari, sino all’estate del 2001, durante la quale si accasa a La Spezia dove, tre stagioni dopo, chiuderà la carriera di calciatore, per iniziare poi quella di tecnico.

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